Catanzaro Roberto Scuglia potrebbe essere ancora vivo se l'equipe medica di Villa del Sole dove il paziente è stato ricoverato  gli avesse offerto una corretta diagnosi e somministrato tutte le cure sanitarie del caso. Il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Emanuela Costa ha chiuso il cerchio a carico del medico chirurgo Vincenzoantonio Aloi, dell'aiuto medico Daniela Ingrassia e  dell'assistente Gregorio Vinci, indagati per l'omicidio colposo di Scuglia. I fatti risalgono al 2007 quando il paziente era stato ricoverato per una neoformazione della "regione inguinale  destra da determinare", secondo quanto riportato nella cartella clinica, poi sequestrata su richiesta della Procura per indagare su questo caso di morte sospetta. Nel giro di un giorno il paziente è stato sottoposto ad intervento chirurgico con asportazione della massa malata. Ma quell'intervento gli è stato fatale, le sue  condizioni di salute andavano via via peggiorando e a venticinque giorni dall'operazione il suo cuore ha smesso di battere a causa di una serie "di metastasi generalizzate". Secondo le ipotesi accusatorie i tre camici bianchi in assenza di esami diagnostici strumentali necessari a pianificare una strategia chirurgica, avrebbero eseguito l'intervento di asportazione della neoformazione con una tecnica oncologicamente inadeguata, praticando un'asportazione solo parziale del sarcoma lasciando del tessuto neoplastico localizzato, che avrebbe determinato la progressione della malattia nel paziente, "privato della possibilità di conseguire il miglior risultato possibile in termini di benessere clinico e di sopravvivenza". Ora gli indagati avranno venti giorni di tempo per depositare memorie, chiedere di essere sottoposti ad interrogatorio e compiere ogni attività utile per l'esercizio del diritto di difesa prima che il pm titolare del  fascicolo mandi gli atti al gip con la richiesta di rinvio a giudizio.


Gabriella Passariello