VIDEO | La storia delle detenzione dorata e della rocambolesca fuga del narcos calabrese nel penitenziario di Montevideo (ASCOLTA L'AUDIO)
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Aveva una grande libertà di movimento e un detenuto alle sue dipendenze che esaudiva ogni suo desidero; pranzava con un pezzo grosso del narcotraffico messicano e riceveva visite da parte di ex calciatori. I due anni passati in carcere da Rocco Morabito in Uruguay sono stati una specie di vacanza in un luogo esotico, passati a fare un po’ quello che voleva: cucinando le fettuccine di cui era ghiotto e fumando i suoi adorati sigari cubani.
Uno spaccato, quello appena descritto, tracciato nelle cronache dei media spagnoli e latinoamericani e venute a galla nei giorni successivi alla rocambolesca fuga dal carcere di Punta del Este. Il 23 settembre 2019, due anni dopo essere stato arrestato in un Hotel, il boss calabrese del narcotraffico salì sul tetto dell’istituto penitenziario insieme ad altri tre detenuti e facendo perdere le sue tracce, un’altra volta.
Le forze di polizia italiane e quelle di mezzo mondo per due decenni gli avevano dato la caccia senza riuscire a scovarlo. Morabito era scomparso nel nulla eludendo una richiesta di arresto da parte delle autorità italiane che risaliva al 1995. Entrato in Uruguay nel 2004 con un passaporto brasiliano falso, aveva vissuto tranquillamente senza che nessuno lo riconoscesse per 13 anni. Ufficialmente era un imprenditore agricolo, aveva mantenuto un basso profilo, ma in realtà secondo gli inquirenti continuava a gestire i traffici di droga verso l’Europa.
Secondo quanto sostenuto dal ministero dell’Interno uruguaiano nei giorni dopo la sua fuga, pare che il boss insieme agli altri tre compagni avesse scelto un giorno in cui il sistema di videosorveglianza interno della prigione non era operativo. Dal tetto del carcere i quattro avevano avuto accesso a una fattoria che confinava con l’istituto penitenziario e rubato dei soldi al proprietario.
Le telecamere di sorveglianza del Ministero dell'Interno hanno rivelato i passi successivi di Morabito dopo la fuga dal carcere intorno alle 23.
Grazie a questi filmati è stato possibile stabilire che prima i tre (di uno dei quattro fuggitivi si erano perse subito le tracce) si sarebbero diretti alla pizzeria Eatalian Style situata a Punta Carretas e che da lì si sarebbero spostati con l’auto di un socio di Morabito di cittadinanza russa a Lavalleja.
Il calabrese e il russo sarebbero tornati a Montevideo quella stessa notte e Morabito avrebbe passato la notte nel garage della pizzeria.
Da quel momento in poi le autorità dell’Uruguay di Morabito non sapranno più nulla. L’imponente caccia all’uomo lanciata dalle autorità non riuscirà a sortire nessuno effetto.
Le notizie per settimane si rincorsero sui media uruguaiani: Morabito avrebbe fatto dozzine di offerte alle guardie, alcune anche di milioni. L'intelligence aveva previsto che qualche prigioniero sarebbe scappato dai tetti, proprio come fecero Morabito e i suoi complici.
Il ministero dell’Interno dovette ammettere le grosse responsabilità nella fuga del boss. Una figuraccia davanti all’opinione pubblica internazionale, per essersi fatti scappare da sotto il naso boss calabrese del narcotraffico, amplificata dagli strali dell’allora ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini.
Quanto successo dopo si capirà solo quando il calabrese verrà arrestato in Brasile. Morabito era riuscito a passare il confine e rifugiarsi nel paese dal quale era giunto in Uruguay 15 anni prima.