Avrebbe omesso di fatturare una quota parte dei propri ricavi facendo confluire i relativi pagamenti sui conti correnti intestati ai propri dipendenti, la Gicos srl di Giuseppe Cosentino. I dipendenti della società, successivamente, ad avviso della Guardia di finanza avrebbero emesso assegni a favore di ulteriori dipendenti, i quali, infine, li avrebbero incassati in contanti.

 

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Le rogatorie in Svizzera. Attraverso rogatorie con la Svizzera, gli inquirenti hanno poi scoperto che proprio in terra svizzera sono stati effettuati, nel periodo 2006/2011, versamenti di contanti per  4.059.580,00 euro. Di questi, un milione è stato versato in contanti in data 5 ottobre 2011 su un conto corrente cifrato denominato “cioccolato” riconducibile ad Ambra Cosentino.

Gli accertamenti hanno fatto emergere che tali somme sono state trasferite il 26 gennaio 2012 su un conto corrente, sempre in Svizzera e di un’ulteriore società estera, e quindi convertite in franchi svizzeri e trasferite su un altro rapporto bancario il 3 gennaio 2013 per infine approdare su un conto corrente localizzato alle Bahamas.

 

I soldi dopo essere stati detenute in Svizzera, sono stati fatti rientrare in larga parte (per complessivi  5,6 milioni di euro in Italia su conti correnti intestati ad una società fiduciaria, per il tramite dello strumento dello “scudo fiscale” operazione che ha consentito la regolarizzazione ovvero il rimpatrio, su iniziativa dei contribuenti interessati residenti in Italia, delle attività finanziarie e patrimoniali trasferite o detenute all’estero in violazione degli obblighi di cui al cd. “monitoraggio fiscale” (D.Lgs. n. 167/1990).

 

Le altre somme “rimpatriate”. Giuseppe Cosentino è poi accusato di aver “rimpatriato” in Italia – nell’ambito del c.d. “scudo ter” - l’importo di 2.320.504,92 euro proveniente da un rapporto finanziario acceso presso un istituto di credito di Hong Kong. Le somme oggetto del rimpatrio sono poi state utilizzate per investimenti finanziari (acquisto e vendita di titoli), nonché a garanzia di un’apertura di credito per 3 milioni di euro a valere su un conto corrente intestato allo stesso Cosentino Giuseppe, a sua volta utilizzato per acquisti da varie imprese a mezzo bonifici, nonché per erogazioni alla Gicos e al “Catanzaro Calcio 2011 Srl”, classificate come “anticipo socio”. In tale contesto, nel mese di luglio del 2013 venivano eseguiti appositi decreti di perquisizione personale, locale e sequestro nei confronti della società e di taluni degli indagati, sottoponendo a misura cautelare reale documentazione contabile, extracontabile, nonché disponibilità finanziarie detenute in cassette di sicurezza presso una filiale di Milano della Banca Intesa San Paolo e nelle abitazioni di residenza, ammontanti, tra contanti e titoli, a complessivi 466.640 euro.

 

Nell’occasione, l’intervento dei militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria aveva altresì impedito a Giuseppe Cosentino, alla figlia Ambra e a Stefano Noschese di effettuare il trasferimento all’estero del denaro custodito nelle predette cassette di sicurezza di Milano.

 

Le omissioni sulla dichiarazione dei redditi. Cosentino è infine accusato di aver omesso di dichiarare – per gli anni d’imposta dal 2006 al 2011 – redditi per oltre 7,3 milioni di euro.

 

g.b.