“La peggiore tragedia che un qualunque uomo, un genitore, possa subire è quella di dover assistere, impotente, alla morte di un figlio.
Ed è ancora più tragico dover assistere alla morte di un figlio, tra le gelide ed insensibili mura della ‘malasanità’; un figlio entrato in ospedale vivo, per un semplice ‘mal di pancia’..poi trattato chirurgicamente, e da lì uscito, avvolto da un drappo di seta, compresso una cassa mortuaria.

 

Si..! perchè a quell’intervento, asseritamente di routine e diversamente da quanto più volte comunicatoci dai medici dell’equipe operatoria, Antonio non si è mai più risvegliato.

 

Di seguito – nel post operatorio del trasferimento presso il reparto di chirurgia – esalava gli ultimi respiri.. nel mentre chi era subentrato alle sue cure continuava a rassicurarci che i suoi rantoli e quel misto di schiuma rosastra (saliva, muchi e sangue) che fuoriusciva dal naso e dalla bocca, veniva ad essere ripetutamente giustificato, quale normale post-operatorio..I l tutto più volte..fino all’ultimo respiro!
Questo è quanto accaduto al mio povero Antonio.. un giovane di 26 anni.. morto nell’abbandono più assoluto, vittima del ‘sistema sanitario’ e dei suoi stimati e qualificati appartenenti, dell’apatia e dell’insensibile noncuranza, vera mortificazione della ‘nobile arte della scienza medica’, là dove qualsiasi paziente altro non è, se non un ‘mero numero’ da contabilizzare in statistiche di bilancio.

 

Eppure per la Legge italiana il mio povero Antonio, dopo ben quattro anni processo, sembrerebbe essere morto per ragioni imprecisate se non, addirittura, naturali, in ogni caso – a dire del locale Tribunale – per cause indipendenti dalla condotta professionale posta in essere dai sanitari, che in quella maledetta occasione, risultavano essere addetti alle cure di mio figlio..

 

Quattro anni di calvario, un giudizio abbreviato estenuante, un susseguirsi di Giudici, Avvocati, Consulenti e Periti (addirittura 10), e Pubblici Ministeri, questi ultimi, tutti concordi nell’invocare a gran voce l’accertamento della verità e, conseguentemente, della penale responsabilità dei medici Zindi Maria Concetta e Bava Dario, rispettivamente, anestetista e chirurgo, appartenenti al locale nosocomio e direttamente interessati a questa triste e gravissima vicenda. E nei loro confronti gli intervenuti Pubblici Ministeri e i difensori di noi parti civili, avevano ripetutamente e convintamente richiesto la pronuncia di una sentenza di condanna (perché in tal senso, inequivocabilmente conducevano e conducono le risultanze processuali), rispettivamente ad 1 anno e quattro mesi e mei dieci di reclusione….

 

…Ma così non è stato!!!

 

Una sentenza, che le carte processuali, diversamente, descrivevano come per annunciata.. e che avrebbe dovuto costituire un serio segnale dell’esistenza e del rispetto della Giustizia e della dignità della Morte. Della morte di un incolpevole giovane 26enne al cui cospetto, gli assolti e ‘riabilitati’ sanitari nulla potranno, eternamente afflitti dalla consapevolezza e dal rimorso umano e professionale del ..chissà—se soltanto avessi..!

 

Perché la perdita di una vita umana diversamente da qualsivoglia sentenza, assolutoria o di condanna, non rimane subordinata ai diversi gradi di giudizio—perché la morte è immediatamente esecutiva e quella di mio figlio Antonio..è stata inesorabilmente esecutiva…

 

La sentenza emessa dal Gup del Tribunale di Catanzaro ha, di fatto, altrettanto tragicamente, messo fine alla prima fase di una estenuante calvario processuale.. e così.. Antonio è come fosse morto una seconda volta!!


Un sistema, un meccanismo burocratico, prodigo dell’evanescenza della forma ma, in concreto, povero, veramente povero, dell’umana sostanza e della comprensione del dolore umano.


Una sentenza che costituisce il primo epilogo di una “via crucis giudiziaria” ancora più straziante dell’immane tragedia patita e che non avrà fine, fin tanto che non saranno accertate Verità e Giustizia.


La Vera Verità e la Vera Giustizia!

 

Da qui in avanti lotterò affinchè l’ingiusta sentenza (le cui future motivazioni non potranno che risultare in evidente e gravissimo contrasto con le risultanze processuali), venga ad essere impugnata da chi di dovere, nella conservata certezza, che la Giustizia oggi gravemente calpestata finirà per riabilitarsi.. e la morte di Antonio non rimarrà vana ed impunita, raggiungendo finalmente la dignità dovutale.”

 

Rosario Folino