La partecipazione di Mimmo Lucano all’Università della Calabria, al dibattito sui temi delle migrazioni e della violazione dei diritti umani, promosso da Tullio Romita, sociologo del turismo, coordinatore dei corsi di laurea in scienze turistiche e valorizzazione dei sistemi turistico-culturali dell’ateneo di Arcavacata, giunge all’indomani del controverso accordo stretto dal governo italiano e da quello di Albania, per il trasferimento sulle sponde opposte dell’Adriatico, dei flussi di persone salvate nel mediterraneo dalla Marina e dalle motovedette battenti bandiera tricolore. Accordo che ha già suscitato la condanna di Giovanni Manoccio, baluardo dell’accoglienza degli extracomunitari in fuga, nei paesi arbereshe dell’entroterra cosentino.

Ostinati nel porre delle barriere

«Vedo in prospettiva il trattamento delle persone passate da una parte all’altra alla stregua di pacchi postali – ha detto Lucano – Gli atteggiamenti di questo Governo però non mi sorprendono. Sono sempre gli stessi. Sono abituato ad aspettarmi dalla politica l’adozione di soluzioni sempre protese ad ostacolare l’arrivo delle persone senza rispettare il senso dei diritti umani. Vedo che prevale l’egoismo, ma non dimentichiamo mai che le barriere appartengono alle nostre coscienze. La storia di Riace? Una piccola goccia nell’oceano – dice ancora Lucano - ma è servita: è venuto fuori un messaggio di fratellanza da una terra del profondo Sud, di estrema periferia, afflitta dallo spopolamento come altri luoghi della Calabria. Da sindaco – ricorda - mi ero posto anche il problema di combattere la desertificazione dei nostri paesi attraverso le politiche di accoglienza utili pure a ridare vita ai nostri centri».

La politica rimane il mio orizzonte

Sul proprio impegno in politica all’indomani della sentenza della Corte d’Appello che ha completamente ridimensionato la condanna ricevuta in primo grado per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, Mimmo Lucano riflette: «Non mi sono mai allontanato dall’ideale politico, non ho mai abbandonato questo orizzonte, questa forma di impegno che rappresenta l’impegno della mia coscienza e che mi seguirà per tutta la vita. Non ci può essere una dimensione umana se non c’è l’uguaglianza. Sono istintivamente portato dalla parte di chi non ha niente, come me. A prescindere da eventuali opportunità elettorali. Non mi sto preoccupando per nulla di utilizzare questa imprevista notorietà derivata una volta dalle attività di accoglienza, una volta dalla mia storia giudiziaria, a meno che non possa essere utile ad una causa collettiva. Ma cercare una poltrona non è la mia ossessione».

Migranti di ieri e di oggi

L’appuntamento ospitato nell’Aula Caldora dell’ateneo di Arcavacata, moderato da Arcangelo Badolati, con i contributi del docente universitario Elia Fiorenza e del legale di Mimmo Lucano, Andrea D’Aqua, ha messo in evidenza le analogie tra l’emigrazione di oggi e quella imponente del secolo scorso che ci ha riguardati molto da vicino: «Le problematiche sono le stesse subite dagli italiani in viaggio verso gli Stati Uniti e poi, nel secondo dopoguerra, verso l’Europa centrale, in Germania, Francia, Svizzera, Belgio – ha spiegato Tullio Romita - Ancora oggi siamo terra di migrazione. Sono convinto delle validità dei processi di integrazione che sono elementi virtuosi. L’accoglienza va garantita e va garantita con dignità. E tuttavia bisogna tener conto dei pregiudizi, che bisogna conoscere e con cui bisogna saper convivere perché pensare di debellarli è impossibile. Una politica saggia di integrazione può sfuggire al pregiudizio e dare valore e dignità alla persona. Altrimenti si sviluppano fenomeni basati su preconcetti che poi sono difficili da gestire e superare».