C'è l'ombra della criminalità organizzata dietro alle armi e alla droga sequestrati dalla polizia a Torino lo scorso 9 ottobre in un garage di corso Traiano.

Le indagini degli investigatori della Squadra mobile del capoluogo piemontese, coordinate dalla Procura, su dinamiche criminali riconducibili alla presenza della 'ndrangheta in città ha portato il 30 dicembre all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti  di un 33enne, D.V., un 29enne, P.D., entrambi originari della provincia di Reggio Calabria e un torinese di 27 anni, T.S. Secondo gli inquirenti i primi due sono ritenuti «gravemente indiziati di detenzione illegale di diverse armi da fuoco e di un' ingente quantitativo di sostanza stupefacente». Il 27enne invece è accusato dell'acquisto, in concorso con altri, di circa 15 chili di marijuana e 2 chili di hashish.

Il 9 ottobre gli investigatori della Squadra mobile guidata da Luigi Mitola, avevano arrestato D.V., incensurato, che in un box sotterraneo della zona di Mirafiori custodiva un arsenale di armi e un deposito di droga (circa 53 chili di hashish, 1 chilo di marijuana).

Oltre alle armi, tra cui due kalashnikov, una dozzina di fucili, pistole, due bombe a mano e proiettili di vario calibro, erano stati ritrovati nel garage una pila di quotidiani, alcuni molto datati, che riportano fatti di criminalità commessi in Calabria. Dalle indagini è emerso che questo box era in uso anche da P.D. e che all'interno erano stati nascosti cinque chili di cocaina, venduta poi al dettaglio. Il 29enne dopo il sequestro del garage si era reso irreperibile, fino al 30 dicembre quando la polizia lo ha arrestato a Torino.

Per quanto riguarda T.S. Il 27enne secondo l'accusa avrebbe acquistato dai due calabresi, insieme a S.G., 35 anni originario della provincia di Agrigento e arrestato il 9 ottobre, un consistente quantitativo di hashish e marijuana «Sono in corso accertamenti al fine di verificare eventuali collegamenti degli arrestati con esponenti di spicco della criminalità organizzata calabrese, anche stanziali sul territorio piemontese», sottolineano dalla Squadra Mobile.