Intorno alle 4 del mattino di ieri, dipendenti del Commissariato di PS di Serra San Bruno diretto da Valerio La Pietra, nel perlustrare la zona di località Santa Barbara nel comune di Capistrano, hanno individuato la presenza di una estesa piantagione di marijuana.

 

Le circa 10.000 piante, dislocate in cinque diversi appezzamenti di terreno terrazzati una volta coltivati ad uliveti, erano servite da un accurato e complesso sistema di irrigazione. Nella piantagione sono stati trovati diversi attrezzi agricoli, tra cui una motozappa, un decespugliatore a scoppio, una pompa per la diffusione di antiparassitari e altro; adiacente alla stessa, all’interno di una baracca in legno, un essiccatore a due livelli nel quale era presente una notevole quantità di sostanza stupefacente già raccolta.

 

La coltivazione era organizzata per ottenere un raccolto continuo ed intensivo: le piante erano di diversa altezza e differente grado di maturazione, per poter assicurare un rifornimento costante al mercato degli stupefacenti. Il complesso apparato di tubi per l’irrigazione e l’impianto per la fornitura di energia elettrica erano collegati ad un’abitazione situata nelle immediate adiacenze della piantagione.

 

Implicati nella vicenda Carlo Chimirri, cinquantottenne di Capistrano impiegato alle Poste e la figlia Nensy Vera, 25 anni, studentessa, convivente di Emanuele Mancuso, 29 anni pregiudicato, figlio di Pantaleone Mancuso cl. 61, alias “L’ingegnere”. I due Chimirri sono stati arrestati per coltivazione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e condotti agli arresti domiciliari. Le diecimila piante, che sul mercato avrebbero fruttato non meno di 500.000 euro, previa campionatura sono state distrutte.