’Ndrangheta

Ergastolo cancellato per Mario Gatto accusato di omicidio, ecco le motivazioni della Cassazione

La vicenda giudiziaria del sicario cosentino si sviluppa in seguito alla condanna per due distinti episodi di omicidio: uno avvenuto nel novembre 1999 e l’altro nel maggio 2000. Dovrà scontare 30 anni di carcere

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di Antonio Alizzi
11 settembre 2024
15:20

Il 27 marzo 2024 la Cassazione aveva annullato senza rinvio l’ordinanza del 24 marzo 2022 della Corte d'Appello di Catanzaro, accogliendo il ricorso presentato da Mario Gatto, assistito dagli avvocati Cesare Badolato, Paolo Pisani e Pierpaolo Rivello. Gatto, condannato a trenta anni di reclusione per omicidio (i delitti di Vittorio Marchio, Enzo Pelazza e Antonio Sena alias Mammasantissima) e reati legati alle armi, aveva chiesto una nuova rideterminazione della sua pena. La sua istanza mirava a ottenere un ricalcolo della condanna, già rideterminata in ergastolo dalla stessa Corte d'Appello nel 2017.


La storia giudiziaria di Mario Gatto

La vicenda giudiziaria di Mario Gatto si sviluppa in seguito alla condanna per due distinti episodi di omicidio: uno avvenuto nel novembre 1999 e l’altro nel maggio 2000. Entrambi i procedimenti avevano visto l’imputato optare per il rito abbreviato, che aveva garantito una riduzione della pena. Tuttavia, in sede di esecuzione, la Corte d'Appello aveva riconosciuto la continuazione tra i reati e inflitto a Gatto la pena dell’ergastolo. Gatto aveva successivamente proposto ricorsi in Cassazione, ma senza successo fino a oggi.

Nel suo ultimo ricorso, Mario Gatto ha contestato il mancato riconoscimento di un rilevante elemento di novità, ovvero la richiesta di applicazione dell’isolamento diurno, una misura riservata ai condannati all'ergastolo, non considerata nei precedenti giudizi. Inoltre, i difensori hanno sottolineato il contrasto tra la sentenza impugnata e i principi internazionali che avrebbero imposto una revisione nel merito.

La pronuncia della Sezioni Unite

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondate le argomentazioni del ricorrente, richiamando una recente pronuncia delle Sezioni Unite che ha cambiato l’interpretazione giuridica in casi di continuazione tra reati giudicati separatamente con il rito abbreviato. La sentenza della Cassazione n. 7029 del 2023 stabilisce infatti che, per determinare la pena più grave in sede esecutiva, bisogna considerare la pena concretamente irrogata dal giudice, tenendo conto della riduzione per il rito abbreviato.

In virtù di questo nuovo orientamento giurisprudenziale, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza impugnata. Non sarà necessario un nuovo giudizio, poiché la pena di trenta anni di reclusione applicata a Gatto resta valida.

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