Continui i tentativi della famiglia Mannolo di intercettare informazioni utili per conoscere in anticipo le mosse di magistratura e forze dell'ordine. Le dichiarazioni della “talpa”: «Finchè campo io puoi stare tranquillo»
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Erano continui i tentativi di intercettare informazioni utili o notizie da chiunque su indagini e blitz imminenti. A qualunque costo, spendendo cifre importanti, facendo regali importanti. È quanto emerge dalle indagini dell’operazione Malapianta che ha portato al fermo di 35 persone nel Crotonese smantellando uno dei più potenti locali di ‘ndrangheta della provincia.
Una "oscura rete di fonti e connivenze" permetteva ai componenti della consorteria criminale di conoscere in anticipo le mosse della magistratura antimafia e delle forze dell'ordine tramite soggetti vicini agli ambienti investigativi. Da alcune conversazioni risultava pure, chiaramente, l’intento di rendere omaggio ad un soggetto, verosimilmente vicino agli ambienti giudiziari, mediante la consegna di un regalo dal valore economico importante. «Alcuni specifici riferimenti – si legge nel fermo - rispetto all’oggetto ricercato permetteva di comprendere la natura del misterioso regalo: un orologio di marca Rolex particolarmente raro. Il regalo era la controprestazione di una ipotizzata copertura giudiziaria che il destinatario del bene, per il ruolo ricoperto, poteva garantire». E proprio i Mannolo intercettati commentano la disponibilità del soggetto: «Ma tu lo sai che mi ha detto?? non ti preoccupare che fin quando campo io... mi ha detto. Non ti preoccupare che fin tanto che campo io. non te né creare problemi!! che poi io. io gli ho buttato la botta a lui...gli ho detto: "ma come lo volete quadrante bianco. o quadrante nero...?». Su questo aspetto e sul soggetto a cui gli indagati fanno riferimento - precisano gli inquirenti - sono in corso ulteriori indagini in quanto non risulta ancora identificato.
La conversazione ricorre a più riprese, Remo Mannolo raccomanda al fratello «che il regalo reperito, doveva essere consegnato solo “dopo” che la persona interessata aveva adempiuto alle proprie promesse». Dante confermava ma ribadiva che il problema era il reperimento del modello richiesto non facilmente reperibile sul mercato.
Dante Mannolo -si legge ancora nel fermo - indicava poi i soggetti con i quali Remo era entrato in contatto come «coloro i quali facevano le indagini», mentre, a suo dire l’importante era comprendere la posizione del “magistrato”. Riteneva, infatti, che gli “operatori di polizia” avevano minore incidenza rispetto ad un magistrato: «questi sono quelli che fanno le indagini... quello che conta è il magistrato...».
La diffusione tra i consociati di informazioni "sensibili", permetteva l’adozione di adeguate contromisure. Una "soffiata" si sarebbe verificata, in particolare, la notte del 9 gennaio 2018, quando scattò il blitz ordinanto dalla Dda di Catanzaro con diversi arresti nell’ambito dell'operazione “Stige” contro la cosca Farao-Marincola di Cirò Marina. Al riguardo, gli inquirenti fanno rilevare come alcuni dei destinatari avessero precise notizie sul blitz «incamerate dalla fazione criminale il giorno antecedente gli arresti a riprova della capacità di acquisizione informativa. Ricevute le informazioni al riguardo, la notizia fu veicolata rapidamente tra i sodali».
«Si attivava - scrivono i magistrati inquirenti - un efficace sistema di “monitoraggio” che prevedeva il controllo dell’area di pertinenza nelle ore notturne del giorno 9 gennaio 2018». Ricevute le informazioni riservate, gli interessati «adottavano opportune cautele volte a monitorare la zona di residenza ed abituale frequentazione, approntando - si sottolinea - un piano per eludere, qualora necessario, il dispositivo repressivo predisposto per l’esecuzione dell’operazione di polizia. Gli indagati, in sostanza, decidevano di controllare l’area di interesse ed abbandonare, prudenzialmente, le proprie abitazioni».
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