"È tutto fatto eh!". È il 23 marzo del 2019 quando Francesco Saraco, avvocato del foro di Catanzaro, ed Emilio Santoro ex dirigente dell'Azienda sanitaria provinciale di Cosenza raggiungono l'abitazione di Lamezia Terme del presidente della terza sezione civile del Corte d'Appello di Catanzaro Marco Petrini. Ed è lui stesso, il magistrato, a rassicurare l'avvocato che lo ringrazia "di cuore" confermandogli che è tutto apposto. Francesco Saraco, secondo la ricostruzione dei finanzieri del nucleo di polizia economico finanzia di Crotone che hanno condotto l'indagine Genesi, si sarebbe rivolto al magistrato per ottenere la revoca della confisca di beni del valore di 30 milioni di euro disposta dal Tribunale di Catanzaro nei confronti di Antonio Saraco, fratello dell'avvocato, e ritenuto affiliato alla cosca Gallelli-Gallace-Saraco operante nel basso Ionio catanzarese. 

 

La sentenza lampo

Una sentenza positiva e "lampo", come si legge nelle carte dell'inchiesta Genesi. Il 30 luglio 2018 viene depositata nella cancelleria della Corte d'Appello di Catanzaro l'istanza di revoca della confisca e già il giorno successivo l'1 agosto viene emessa l'ordinanza a "parziale accoglimento della richiesta che dispone la revoca del sequestro emesso nei confronti di Liberata Carnovale, Nicola, Pasquale, Domenico e Francesco Saraco con la restituzione dei beni.

 

Il provvedimento porta la firma del magistrato Marco Petrini. E il presidente della terza sezione civile della Corte d'Appello, dove pende il processo a carico dei Saraco, sembra aver preso molto a cuore le sorti della famiglia. Incontri tra l'avvocato Francesco, Emilio Santoro e Marco Petrini si susseguono a febbraio, a marzo, ad aprile del 2018.

 

Da un'intercettazione captata nell'aprile di quell'anno tra Petrini e Santoro, emerge come il magistrato fosse stato incaricato dietro dazione di denaro a comminare pene meno pesanti delle sentenze emesse dal giudice di primo grado. Santoro, intercettato, dice: "Il giorno sei ci sta quel processo di Maurizio Gallelli, come la vedi?", il magistrato risponde: "È bene inquadrato" e Santoro insiste: "Se non mi sbaglio quel commercialista (Maurizio Gallelli) ci ariva a sei o sette anni, più o meno". Il giudice assicura "Sì più o meno questo", "ma l'associazione non gli cade?" incalza ancora l'interlocutore.

 

L'appartamento a Rho per i figli del magistrato

In cambio del suo "interessamento", affinchè intervenisse nel processo pendente alla Corte d'Appello di Catanzaro, il giudice Marco Petrini riceve oltre a consistenti somme di denaro anche la promessa di un appartamento di nuova costruzione a Rho in provincia di Milano. L'appartamento risulta essere stato costruito da una società edile la Ecocasa, e depositario delle scritture contabili risulta essere Domenico Saraco, figlio di Antonio. Nel corso delle intercettazioni captate a marzo nell'abitazione di Marco Petrini, Emilio Santoro si propone di fare da prestanome al giudice per ottenere l'appartamento da destinare ai suoi figli: "Ma se lo vedi 120 metri quadrati, dove cazzo lo trovi? Se lo scelgono me lo intesto io" e il magistrato rispondeva in maniera affermativa. Ma l'interesse dell'ex dirigente dell'Asp di Cosenza non si fermava qui. Si informava della fornitura degli arredi e interloquiva con una terza persona chiedendo a che punto fosse la costruzione dell'immobile: "Quando iniziate a costruire a Rho, a Milano?" chiedeva. E ancora: "Quanto volete per quell'appartamento là? E' per il presidente".

 

Luana Costa