Arrestato un magistrato di Catanzaro, soldi e sesso per aggiustare i processi: tutti i nomi

In manette il giudice Marco Petrini. Arrestati anche due avvocati. Tra gli episodi contestati al giudice anche il suo interessamento per far riassegnare il vitalizio all'ex consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato condannato nel 2004 a 6 anni di reclusione

di Redazione
15 gennaio 2020
09:48

Questa mattina il nucleo di Polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Crotone ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Salerno, su richiesta della Dda, nei confronti di otto persone.

Tra questi è stato posti agli arresti Marco Petrini, magistrato della Corte di appello di Catanzaro. Coinvolti anche un avvocato del Foro di Catanzaro e uno del Foro di Locri.

I nomi degli arrestati

- Marco Petrini, 56 anni, magistrato Corte d'appello Catanzaro;

- Vincenzo Arcuri
alias "U fungiu" 69 anni di Cariati;

- Giuseppe Caligiuri
49 anni di Cariati;

- Luigi Falzetta, 
53 anni di Belvedere Spinello (CS);

- Emilio Santoro,
68 anni di Cariati, ex dirigente Asp Cosenza;

- Giuseppe Tursi Prato detto Pino, 67 anni di Castrolibero, 
ex consigliere regionale; 

- Francesco Saraco, 41 anni di Santa Caterina dello Jonio, avvocato del Foro di Catanzaro;

- Maria Tassone
detta Marzia, 32 anni di Davoli, avvocato (domiciliari).


Gli indagati

- Virginia Carusi, 81 anni di Cosenza

- Lorenzo Catizone, 53 anni, avvocato di Cosenza


- Ottavio Rizzuto
, 71 anni, presidente istituto Bcc del Crotonese


- Antonio Saraco
alias “Totò u Cianciu” 67 anni, di Badolato (ai domiciliari per altri motivi)


- Claudio Antonio Schiavone
, 55 anni di Rende


- Palma Spina
, 44 anni, avvocato di Catanzaro

Le accuse

Le accuse sono di corruzione in atti giudiziari in taluni casi aggravata dalle finalità di tipo mafioso. Tra i coinvolti anche l'ex consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato.

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Le indagini avviate nell'anno 2018 e interamente coordinate e dirette dalla dda hanno permesso di ricostruire una sistematica attività corruttiva nei confronti di Petrini, presidente di sezione della Corte di Appello di Catanzaro nonché presidente della commissione Provinciale tributaria del capoluogo di regione calabrese. 

Gli indagati accusati di corruzione promettevano e consegnavano al magistrato a più riprese consistenti somme di denaro contante, oggetti preziosi, altri beni ed utilità tra le quali prestazioni sessuali in cambio dell'intervento del magistrato per ottenere in processi penali civili in cause tributarie sentenze o comunque provvedimenti a loro favorevoli o favorevoli a terze persone concorrenti nel reato corruttivo.

In alcuni casi i provvedimenti favorevoli richiesti dal magistrato e da quest'ultimo promessi e/o assicurati erano diretti a vanificare, mediante assoluzioni o consistenti riduzioni di pena, sentenze di condanna pronunciata in primo grado dai Tribunali del distretto di Catanzaro, provvedimenti di misure di prevenzione già definite in primo grado o sequestri patrimoniali in applicazione della normativa Antimafia nonché sentenze in cause civili e accertamenti tributari.

Oltre al magistrato una figura centrale del sistema corruttivo era costituito da una persona insospettabile e in particolare da un medico in pensione ed ex dirigente dell'azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Costui oltre a stipendiare mensilmente il magistrato per garantirsi l'asservimento stabile delle funzioni dello stesso si prodigava altresì per procacciare nuova occasione di corruzione proponendo a imputati o a parenti di imputati condannati in primo grado nonché a privati soccombenti in cause civili decisioni favorevoli in cambio del versamento di denaro di beni o di altre utilità.

Le azioni corruttive e documentate anche con attività di intercettazione audio e video servivano anche a fare ottenere il vitalizio all'ex consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato, condannato nel 2004 alla pena detentiva di 6 anni di reclusione con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e per tali motivi decaduto dal relativo assegno vitalizio per la carica rivestita. In alcuni casi le azioni corruttive erano volte ad agevolare per alcuni candidati il superamento del concorso per l'abilitazione alla professione di avvocato.

È stata altresì accertata nel corso delle indagini la grave situazione di sofferenza finanziaria in cui versava il magistrato arrestato compiutamente ricostruita sulla base di accertamenti bancari e sulla base della conversazioni intercettate. Si trattava di una condizione cronicizzate assolutamente non risolvibile nel breve periodo che poneva il magistrato stabilmente nella necessità di procurarsi la disponibilità, oltre lo stipendio di magistrato e compensi quale giudice tributario, di somme di denaro in contante anche per mantenere l'elevato tenore di vita.

Durante la perquisizione nell'abitazione del magistrato è stata rinvenuta e sequestrata la somma contante di 7mila euro custodita all'interno di una busta. Oltre all'esecuzione delle misure cautelari sono state disposte ed effettuate numerose perquisizioni nei confronti di altri indagati, terzi e società.

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