I due esperti sono stati ricevuti dal Segretario di Stato per la Sicurezza: «Presto un protocollo d’intesa per il contrasto alle organizzazioni criminali». Nicaso: «La ‘ndrangheta non è un monolite». Gratteri: «Dotare gli Stati di software ed esperti per stare al passo»
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Non si può tornare indietro e tanto meno restare fermi a guardare mentre i progressi tecnologici avanzano molto velocemente. È necessario che gli Stati investano in tecnologia e dotino di software potenti e professionisti preparati le forze dell’ordine. Il messaggio che hanno lanciato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri e il professore e storico delle mafie Antonio Nicaso, nel corso di un forum organizzato dalla Fondazione Magna Grecia a Rio De Janeiro, è chiaro: «Chi riesce a stoccare più dati avrà la meglio». Il rischio, se non si investe, è di restare indietro nel contrastare l’evoluzione delle mafie nel mondo digitale.
Previsto un accordo di collaborazione tra Italia e Brasile
Anche per questa ragione Gratteri e Nicaso sono stati invitati a visitare il Centro di sicurezza a San Paolo e sono stati ricevuti dal Segretario di Stato per la Sicurezza. E proprio per attrezzarsi nel combattere l’evoluzione digitale della criminalità «verrà presto firmato un accordo di collaborazione tra Italia e Brasile», spiega il professore Nicaso, che vedrà in particolar modo impegnati la Dia e il Segretariato di Stato brasiliano.
D’altronde quello che sta accadendo nel mondo «è sotto gli occhi di tutti e gli esempi sono molteplici», spiega il professore.
Recenti rapporti, come quello pubblicato da Europol, ci dicono che uno dei rischi maggiori, oggi, è che le mafie «utilizzino l’Intelligenza Artificiale per creare reti criminali autonome». L’esempio è presto fatto: se prima le organizzazioni criminali ricorrevano a esperti per operare nel cybercrime (termine che sta velocemente diventando limitante e desueto), per esempio per diversificare le rotte del narcotraffico, oggi possono ottenere questo servizio grazie all’Intelligenza Artificiale.
«Necessario l’uso dell’Intelligenza Artificiale»
«Non si può prescindere – avvertono Gratteri e Nicaso – dall’uso dell’intelligenza artificiale perché questa evoluzione è destinata ad aumentare».
È una realtà sempre sotto gli occhi di tutti il fatto che le mafie siano «sempre più ibride – dice Nicaso –, in bilico tra realtà analogica e virtuale». «La ‘ndrangheta non è un monolite – afferma l’esperto – ma è composta da molteplici famiglie: alcune non si sono mai spostate dai paesi d’origine, altre hanno messo radici in altri continenti».
È cosa nota che due tra le più importanti organizzazioni criminali brasiliane, il comando Vermelho, che gestisce le reti internet, e il Primero Comando da Capital, che investe in bitcoin, abbiamo ormai consolidati rapporti con la ‘ndrangheta. Anche operazioni internazionali come Retis o Samba hanno messo in luce il rapporto tra la ‘ndrangheta e i cartelli sudamericani.
Dal dark web alla criminalità finanziaria
«Non è vero, come sostiene qualcuno, che le mafie non sono diventate metafisiche. Ci sono mafie che utilizzano il dark web per comprare cocaina, esiste il riciclaggio sofisticato e la criminalità finanziaria. Esistono altri sistemi dopo quelli che sono stati bucati». D’altronde la cronaca giudiziaria ci ricorda che «chi ha soldi da investire – dice Nicaso – porta a Papanice un hacker come Marc Ulrich Goke». Il professore si riferisce all’inchiesta Glicine della Dda di Catanzaro che, tra le altre cose, contempla svariati tentativi del clan crotonese Megna di assoldare l’hacker tedesco attraverso i propri canali in Germania.
«L’Intelligenza artificiale è ormai una realtà – spiegano Gratteri e Nicaso – l’unica soluzione è adoperarla e fare in modo che gli Stati non perdano la sovranità tecnologica».