Sono 35 le persone arrestate dai carabinieri del comando provinciale di Catania nell'ambito dell'inchiesta "Sangue blu" della Dda etna contro il clan mafioso Santapaola-Ercolano. Per 26 degli indagati il Gip ha disposto la misura cautelare in carcere e per altri nove i domiciliari.

Arresti in 10 province, anche a Vibo

Gli arresti sono stati eseguiti nelle provincie di Catania, Prato, L'Aquila, Enna, Perugia, Vibo Valentia, Palermo, Benevento, Siracusa e Avellino. Il provvedimento ipotizza, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa e concorso esterno, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e munizioni e concorso in trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo mafioso. Nell'operazione sono stati impegnati 250 carabinieri del comando provinciale etneo.

Tra gli arrestati anche il presunto responsabile provinciale della 'famiglia', Francesco Tancredi Maria Napoli, 48 anni, nipote di Salvatore Ferrerra, detto "Cavadduzzu" ("Puledro") e parente dello storico capomafia Benedetto Santapaola.

Le indagini

Secondo l'accusa, la cosca gestiva estorsioni e un vasto traffico di sostanze stupefacenti. L'inchiesta avrebbe fatto luce su sei episodi di 'taglieggiamenti' a imprenditori dei settori dei servizi per la logistica, delle attività turistico-ricreative e del commercio all'ingrosso e al dettaglio. In un caso la richiesta estorsiva è stata preceduta da una bottiglia incendiaria posta all'esterno di un noto stabilimento balneare della Plaia, accompagnata da un pizzino con la scritta "200 mila euro o ti cerchi l'amico 2 giorni di tempo".

Una è stata invece interrotta in flagranza dai carabinieri che hanno arrestato un esattore poco dopo avere prelevato più di 1.000 euro da un imprenditore catanese, il quale, dopo un'iniziale reticenza, ha riferito di essere stato vittima di pressanti richieste già da diverso tempo. Il pizzo era utilizzato da clan anche al mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti.

I sequestri

I carabinieri hanno eseguito anche il sequestro preventivo di beni stimati in quattro milioni di euro comprese la società "Citymotor s.r.l.", salone multimarca di automobili a San Gregorio di Catania che secondo l'accusa sarebbe stata intestata a un prestanome per eludere le norme antimafia, e la "Vinissimo s.r.l.", enoteca di Catania, che sono state affidate ad un amministratore giudiziario. Sequestrati anche conti correnti e beni aziendali registrati, sia mobili che immobili.