«Personaggi senza scrupoli, criminali spesso conosciuti, che sfruttano donne e uomini impegnati nei campi», duro è l’affondo del segretario generale regionale della Cgil-Calabria Angelo Sposato sul fenomeno del caporalato. E tutto questo a pochi giorni dall’inchiesta della Procura di Castrovillari che ha sventrato un sistema di sfruttamento di lavoro nero e sottopagato. Presunte vittime sono quei soggetti inghiottiti dalla povertà e, quindi, facilmente ricattabili. Tra le testimonianze toccanti, l’episodio che ha visto uno dei lavoratori, senza contratto, riempire in un solo giorno ben 360 cassette di pomodori. E dopo aver accusato forti malori non sarebbe stato né soccorso né curato. Secondo il sindacalista è tempo di cambiare pagine pagina: «Un plauso va rivolto alla magistratura e alle forze dell’ordine, incalza Sposato, ma anche la società civile deve svolgere un ruolo. Deve seguire un sussulto d’orgoglio da parte dei cittadini, della rete agricola, delle aziende sane, che devono isolare questi personaggi. Occorre dare vita a una responsabilità sociale delle imprese protesa ad allontanare questi criminali».

Il sindacalista tenta la strada delle soluzioni, e per depotenziare i caporali propone un ritorno ai centri per l’impiego per il reclutamento del personale, invitando, nel frattempo, la Regione Calabria ad attivare tutti gli strumenti affinché possa intervenire a supporto delle vittime, le stesse purtroppo ricattabili in quanto aggredite dallo stato di necessità.

«I caporali speculano sulle paghe, sul vitto, sui trasporti, sui fitti, occorre eliminare tutti questi elementi di contrattazione e colpirli alla radice con provvedimenti utili a garantire l’erogazione di servizi resi dallo Stato».  Il segretario Sposato pensa alle politiche sulla mobilità pubblica e sulla casa: «Abbiamo un patrimonio immobiliare enorme nei centri storici che potrebbe essere destinato ai tanti braccianti agricoli senza una fissa dimora». Le soluzioni, per la Cgil, ci sono: «Non c’è più tempo da perdere, dobbiamo agire e subito».