«Materialmente ci hanno distrutti, ma psicologicamente no. Non glielo permetto, io andrò avanti». I grandi occhi azzurri di Anna Pontari, la titolare della pizzeria per celiaci “Zero glutine life”, devastata da un incendio doloso, quando ripensano a quel maledetto 15 novembre scorso inevitabilmente diventano lucidi. Quella notte, in poche ore, sono stati spazzati via i suoi sacrifici e quelli della sua famiglia che da meno di un mese avevano inaugurato l’attività situata nella centralissima via Torrione, a pochi passi dal corso Garibaldi; un’attività unica in città perché riservata esclusivamente alla vendita di prodotti senza glutine che piano piano stava diventando un punto di riferimento per le tante persone celiache. Sono passati più di due mesi dal rogo doloso, e per cui sono attualmente in corso le indagini della Dda retta da Giovanni Bombardieri, e l’ondata di solidarietà è stata davvero grande per l’imprenditrice. Durante il periodo  natalizio il Comune, con in testa il sindaco Giuseppe Falcomatà, aveva concesso gratuitamente i locali dell’ “Urban center” per permettere alla pizzeria «di rimettersi in carreggiata». Successivamente era stato proposto alla titolare Pontari di occupare un box al mercato coperto di Via Filippini «ma non possiamo accettare perché questi locali non sono idonei per la nostra attività anche se ovviamente siamo grati all’amministrazione per questa proposta», ci dice Anna Pontari.

 

Adesso, però c’è un ulteriore novità che semina una speranza per il territorio. “Zero Glutine Life" è pronta a riaprire” poiché un’altra Istituzione ha offerto una nuova sede e la titolare potrà così continuare a lavorare. «Mantenerci attivi durante il Natale- ha dichiarato alla nostra testata la signora Pontari- ci ha aiutato parecchio soprattutto psicologicamente e adesso con questa nuova parentesi si è accesa in me la speranza di un futuro. Chi quel giorno ha sparso la benzina e poi ha dato alle fiamme il nostro locale, lo ha fatto per distruggerci. Ma io- chiosa Anna Pontari- non gli permetterò di distruggere il mio sogno che poi è un sogno anche per le tante persone celiache che in noi vedevano un posto dove sentirsi a casa, senza essere più preoccupati se mangiare questo o quello perché da noi potevano mangiare tutto». Della precedente attività non è rimasto più nulla. I debiti per l’imprenditrice sono ancora tanti, anche perché la pizzeria era senza assicurazione, ma con questa novità si aprire uno spiraglio di luce per lei e la sua famiglia. «Dal locale precedente io sono riuscita a salvare solo una cosa: una piccola pallina verde di fiori secchi, una pallina verde speranza; l’ ho interpretato come un segno perché io alla speranza infatti, mi sono sempre aggrappata. Non gliela posso e non gliela voglio dare vinta». Subito dopo l’atto intimidatorio tantissimi cittadini ed Istituzioni varie aveva preso parte alla grande manifestazione di solidarietà organizzata da “Libera, nomi e numeri contro le mafie”, a cui aveva partecipato anche il presidente della commissione antimafia Nicola Morra.

 

«I veri reggini non sono quelli che bruciano i locali- ci dice fiera Anna Pontari- Reggio è una bella città, dove ci sono tante persone per bene che ogni giorno si alzano per andare a lavorare onestamente. Questo l’ho sempre pensato, l’ho pensato anche quando sentivo sotto il mio naso la puzza di fumo e intorno vedevo solo il nero del bruciato». È ancora vivo in lei il dolore per quanto subito. Ma a distanza di due mesi, quando la conta dei danni, soprattutto economici, è ancora in corso il suo sorriso non si spegne. Subito dopo l’atto intimidatorio la donna dichiarò proprio alla nostra testata che «le fiamme non potranno spegnere questo sogno». Un pensiero che è ancora vivo in lei e che può essere d’esempio ai tanti imprenditori reggini vittime della criminalità organizzata. Nell’ultimo periodo poi, si è registrata in città una significativa escalation di atti intimidatori che ha gettato Reggio nuovamente nelle tenebre del racket.  «Noi ancora oggi- ha concluso la Pontari- non sappiamo perché ci hanno fatto questo. Brancolo totalmente nel buio. Non ci hanno mai minacciato o recapitato qualsiasi tipo di messaggio. Ancora oggi mi chiedo perché hanno distrutto la mia attività. Lavoro in città da 20 anni e non mi è mai successo nulla. Confido nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura e nel contempo mi rimbocco le maniche perché voglio continuare a lavorare nella mia Reggio».