Per lo Stato italiano, Samuele Lovato non è più un collaboratore di giustizia. Qualche settimana fa, infatti, la Commissione centrale del ministero dell’Interno ha revocato il programma speciale di protezione al 49enne già affiliato al clan Forastefano di Cassano allo Ionio. Il suo non è il primo caso che si registra in Calabria, ma stavolta dietro non c’è una colpa o una manchevolezza contestata al pentito, un tempo noto con il soprannome de “Il siciliano”. Più semplicemente, gli inquirenti considerano esaurita la sua funzione poiché, a loro avviso, non c’è più alcuna esigenza di utilizzarlo nell’ambito di indagini o di processi antimafia.

Un addio senza rancore, dunque, solo che la prospettiva di una separazione consensuale non è vista di buon occhio dal diretto interessato. L’uomo teme per la sua incolumità e per quella dei suoi familiari, e anche per questo motivo, ha impugnato l’atto ministeriale con un ricorso al Tar del Lazio. Il suo avvocato Enrico Morcavallo ha già ottenuto un primo risultato: la sospensione degli effetti del provvedimento in attesa che la causa venga discussa in aula davanti ai giudici amministrativi. Ciò avverrà il prossimo 11 giugno.

Continua a leggere su CosenzaChannel.it