VIDEO | Il consigliere regionale parla per oltre un’ora dinanzi al Tribunale del Riesame e, assieme al suo difensore, offre una ricostruzione diversa degli episodi contestati. La decisione dei giudici è attesa per la giornata odierna
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Alessandro Nicolò si difende. Oltre un’ora sono durate le dichiarazioni fatte dinanzi al Tribunale del Riesame nel corso dell’udienza per la discussione del ricorso presentato dal suo avvocato, Corrado Politi, avverso il provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso nei riguardi del consigliere regionale lo scorso 31 luglio.
La difesa di Nicolò
Nicolò è apparso piuttosto agguerrito ed ha dimostrato di aver letto con particolare attenzione le carte contenenti le accuse a suo carico. Non trapela tantissimo di ciò che è avvenuto nel corso dell’udienza. Di certo c’è che, per l’avvocato Corrado Politi, Nicolò «si è difeso con documenti alla mano». In primis, il consigliere regionale ha contestato l’interpretazione e la ricostruzione di alcuni episodi, come quello relativo al rapporto con Repaci, nei termini in cui è stato prospettato dall’accusa. Ma il politico si è anche soffermato sulla vicenda che lo avrebbe visto protagonista con Franco Chirico. In questo caso, Nicolò ha contestato l’episodio con riferimento all’interlocuzione fra Amedeo Canale e Paolo Romeo, così come la Dda l’ha prospettata. Quanto alla cena elettorale, l’esponente di Fratelli d’Italia (che lo ha subito allontanato) ha potuto contare sulle dichiarazioni del proprietario dell’agriturismo “Le Agavi”, il quale, sentito a sommarie informazioni testimoniali, ha detto di non poter escludere in assoluto che vi sia stata una cena elettorale, ma che se questa fosse avvenuta, per di più alla presenza di Nicolò, se ne sarebbe sicuramente ricordato. La difesa, considerato il periodo di riferimento – era il 2007 – non esclude che quella cena possa essere stata con protagonisti diversi da Nicolò.
L’episodio della morte del padre
Ma la parte sicuramente più difficile, sotto il profilo emotivo, è stata quella in cui il consigliere ha dovuto affrontare l’argomento concernente la morte del padre. Nicolò ha riferito ai giudici di essersi sempre attivato per ottenere la verità su quell’episodio, anche confrontandosi sistematicamente con il comandante della stazione carabinieri di Cannavò. Di certo c’è che, come emerso anche dalla nota inviata dalla famiglia di Domenico Ventura, quest’ultimo non può essere stato l’autore materiale della scomparsa del padre di Nicolò, poiché, come si legge dall’estratto inviato dal Dap, nel periodo in cui avvenne il fatto, Ventura si trovava recluso.
Le richieste della difesa
La difesa ha presentato una corposa memoria di circa 30 pagine, all’interno delle quali, fra l’altro si fornisce una ricostruzione diversa delle contestazioni mosse al consigliere regionale. L’avvocato Corrado Politi ha chiesto ai giudici del Riesame di poter concedere quanto meno gli arresti domiciliari nella prospettiva di una riqualificazione del reato in concorso esterno in associazione mafiosa. La decisione del collegio è attesa per la giornata di oggi.
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