L'ex vicepresidente della Reggina Calcio, Gianni Remo, è stato condannato a 15 anni di reclusione con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Lo ha deciso il Tribunale di Reggio Calabria che ha condannato a 22 anni di reclusione il boss Michele Labate, ritenuto dagli inquirenti ai vertici del clan operante nel territorio di Gebbione, periferia sud di Reggio Calabria. Quindici anni di prigione anche per Pasquale Remo, fratello di Gianni.


Stando a quanto ricostruito dalla Dda di Reggio Calabria, infatti, i Remo, approfittando della vicinanza alla consorteria mafiosa dei Labate, avrebbero effettuato atti di concorrenza sleale nei confronti delle altre imprese operanti nel medesimo settore. Com'è noto, Remo è un cognome molto importante in città per quanto concerne l'ambito della macellazione, della gastronomia e della ristorazione.


Ben nota è la capacità della cosca Labate di condizionare le attività economiche della zona di Reggio Calabria di propria influenza. E, secondo quanto statuito dai giudici di primo grado, anche l'ex vicepresidente della Reggina avrebbe sfruttato questa capacità criminale, per imporsi nei settori di competenza. Una condanna pesantissima, per un uomo che ha contribuito a scrivere pagine importanti della storia della Reggina in serie A.

 

c. m.