Annus horribilis il 2020 per la sanità calabrese. Totalmente assorbita in una guerra ad armi impari contro l'avanzata della pandemia, ha infatti lasciato per strada una lunga scia di pazienti solo parzialmente assistiti proprio a causa della rilevante contrazione dell'assistenza in regime ordinario. I dati sono contenuti in un report elaborato da Agenas in collaborazione con l'Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna che fotografa un crollo verticale delle prestazioni ospedaliere e parimenti di quelle di specialistica ambulatoriale. 

Crollo verticale

Una significativa riduzione dalle conseguenze per ora incerte in una regione che già a condizioni normali fatica a garantire i livelli minimi di assistenza. Nei primi sei mesi del 2020 si è assistito infatti ad una notevole riduzione del volume dei ricoveri (sdo): il 34% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Se infatti in epoca pre-covid le strutture ospedaliere calabresi accoglievano oltre 105mila pazienti, in piena emergenza il dato si contrae segnando appena 69mila. Molto più alta, invece, la riduzione delle prestazioni ambulatoriali: da gennaio a settembre 2020 si è registrato il 39% in meno di visite.

La Calabria che non si cura

Il report prende in esame i primi mesi del 2020 - da marzo a giugno -, il periodo dello scoppio della pandemia e del lockdown generalizzato. In Calabria tiene il volume dei ricoveri urgenti ma crollano inesorabilmente quelli programmati e i ricoveri in day hospital. Per le urgenze si registra il 29% in meno di ricoveri (dai 31mila del 2019 ai 22mila del 2020) mentre più pronunciato il differenziale per i ricoveri ordinari programmati (-58% - dai 22mila del 2019 agli appena 9mila del 2020), per i ricoveri chirurgici programmati (-60% - dai quasi 13mila del 2019 ai 5mila del 2020) e per i ricoveri in day hospital (-68% - dai 14mila del 2019 ai 4mila del 2020).

Pazienti oncologici e cardiologici

A titolo d'esempio, si dimezzano gli interventi chirurgici per il tumore alla mammella (-48%), si riducono notevolmente per il tumore al colon (-34%) ma a risentirne sono anche i pazienti cardiologici. Nel 2020 si registra il 37% in meno di interventi di angioplastica e crollano drammaticamente quelli di by-pass aortocoronarico (-67%). Di converso, variazioni minime si registrano per i parti cesarei, solo il 3% in meno mentre migliorano gli interventi per le fratture del femore: quasi il 15% in più rispetto al 2019.

Chi rinuncia alle visite

Decisamente più preoccupanti i dati che riguardano il calo delle prestazioni ambulatoriali, in questo caso pazienti che hanno rinunciato ad eseguire le più disparate visite mediche. Ad esempio, nei primi tre trimestri del 2020, sono state effettuate quasi la metà di prestazioni rispetto al 2019 con codici di esenzione per reddito: il 46,4% mentre le visite di controllo sono crollate del 39%. Di queste solo il 24% sono riferibili ad esami diagnostici per patologie tumorali; quasi il 60% per prime visite oculistiche e il 47% per visite neurologiche.