Anna è la mamma di Marco, nome di fantasia, 4 anni. Un bimbo vispo che fino alla scorsa settimana ha frequentato l'asilo Orsa Maggiore di Cariati, finito nel mirino della Procura della Repubblica di Castrovillari che ha ordinato l’arrestato di due maestre, con l'accusa di maltrattamenti su minori, bambini dai 2 ai 5 anni che frequentano l’istituto.
L'indagine è partita dopo una segnalazione anonima, con i carabinieri che hanno provveduto a piazzare nelle aule alcune telecamere nascoste. Le immagini raccolte hanno poi portato alla luce 70 episodi di violenza in 12 giorni di monitoraggio da parte degli investigatori. Le telecamere hanno immortalato situazioni penose, con i bimbi costretti a subire urla, schiaffi e spintoni, oppure a essere trascinati sul pavimento, afferrati da una gamba.


«Quel bambino è mio figlio, Marco, l’ho riconosciuto dalla maglia gialla», racconta Anna, che ci mostra uno dei video. Ci accoglie nella sua casa, calda e accogliente, invasa dai giocattoli. Anche il marito, un marittimo, ha riconosciuto Marco. Con lui, nei video registrati dagli inquirenti, ci sono anche tutti gli altri bimbi dell'asilo che hanno subito ogni tipo di vessazione e violenze inammissibili. A una settimana dall’operazione che ha consentito di fermare quanto accadeva nella scuola, le mamme hanno deciso di scendere in piazza. Un corteo silenzioso per sensibilizzare l'opinione pubblica su quanto accaduto ai loro figli, per ribadire che i bambini non si toccano. Lo vogliono gridare a voce alta le mamme di quei 20 alunni per i quali è finalmente finito l’incubo nel quale erano piombati.

 

Le incontriamo poco prima della mobilitazione. Si sono date appuntamento a casa di Anna per poi andare insieme alla manifestazione. Ognuna di loro ha un episodio da raccontare, lacrime da asciugare, rabbia da stringere nei pugni serrati. Quando qualcuna ha provato a chiedere spiegazioni per gli strani lividi che notava sul corpo del proprio bambino, la replica era sempre la stessa: «Sono stati i compagni». Se si insisteva nel pretendere risposte, veniva messa in dubbio la sincerità dei piccoli: «Non gli creda, i bambini sono bugiardi, si sa».

 

Oggi non c’è solo il dolore per quello che è accaduto, ma anche lo sconcerto di chi a quelle maestre aveva affidato i propri figli. «Sembravano nostre amiche - raccontano -, eravamo insieme, mamme e maestre, in un gruppo whatsapp sul quale condividevamo le foto dei nostri bimbi». Persone insospettabili, dunque, che soltanto le immagini dei carabinieri sono riuscite a smascherare.
La rabbia è tanta, ma c’è anche il rimorso di non essersi accorti prima di quello che succedeva all'interno dell'asilo. Ora l’unico desiderio è serenità per i propri figli, ma anche giustizia, affinché chi si è macchiato di violenze verso bambini indifesi paghi il prezzo della sua colpa e non possa nuocere ad altri.