Mai terminato dal 2009, l’opera che arricchisce il centro storico dell’ex comune di Nicastro ha rischiato anche di perdere i finanziamenti che gli erano stati concessi per colpa di una burocrazia farraginosa
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«Questo parco rappresenterà un’attrazione anche da un punto di vista turistico ma, soprattutto, è l’esempio che a Lamezia non tutto deve essere denigrato perché abbiamo dei posti bellissimi che possono diventare attrattori anche per i visitatori esterni». L’assessore alle Grandi Opere Francesco Dattilo mette in chiaro subito di avere avuto un ruolo marginale nella conclusione e nella nascita ufficiale del Parco della Pedichiusa.
Ma l’emozione nel parlarne è palese, così come sono si vede la soddisfazione di chi quell’area l’ha visto per anni come un eterno work in progress, un cantiere che sembrava dovere rimanere tale per sempre. Ma non è stato così. E anche se manca l’inaugurazione ufficiale il Parco è agibile, percorribile e vivibile dopo oltre venti anni di rinvii, ritardi, cancellazioni.
Un vero e proprio travaglio quello che ha accompagnato la nascita di questo polmone di oltre 30 mila metri quadrati. Sulla carta il parco nasce nel 2009 con un finanziamento da due milioni e mezzo di euro di fondi Par-Fas, rimodulati più volte, in seguito a mancanza di pareri positivi, tagli, riassestamenti di aree di intervento e così via.
Dovette intervenire anche l’amministrazione Speranza con fondi propri fino alla consegna dei lavori nel 2015, il passaggio non facile tra tre varianti e l’arrivo nel 2020 della pandemia, che in questo caso si rivela risolutiva. Non solo i lavori vengono ripresi ma anche terminati.
Nelle viscere di Nicastro, ai piedi del castello, il parco segue l’alveo del torrente coschino, un ponte in legno d’altri tempi porta da sponda a sponda, un vecchio mulino è stato recuperato, così come un acquedotto ad archi, sono stati creati gli spazi per delle passeggiate e resa obiettivamente bella e d’impatto una zona di solito trascurata e decadente. Sembrava l’eterna incompiuta calabrese, invece, questo Parco ce l’ha fatta a vedere la luce e si spera ora nella civiltà di chi dovrà viverlo e prendersene cura.