Pochi arrivi, quasi centellinati, alla stazione centrale di Lamezia Terme Centrale nel week end che si prevedeva come di fuoco. Cinque i passeggeri scesi dall’intercity partito da Torino e arrivato a metà mattinata e Trenitalia racconta in generale di convogli che faticano a riempiere anche il cinquanta per cento dei posti disponibili.

Nessun controllo in stazione. Pochi giorni fa la Prefettura di Catanzaro aveva annunciato una stretta negli snodi di arrivo con un’impennata di forze dell’ordine. Ma a Lamezia non è più presente nemmeno l’esercito che prima presidiava costantemente la stazione. Ci dicono che sono andati via da almeno venti giorni. Si parte e si arriva, quindi, senza alcuna autocertificazione e senza misurazione della temperatura, pratica che invece prima era obbligatoria.

Movimento maggiore registra, invece, l’aeroporto che fatica comunque a raggiungere i numeri degli scorsi anni.

C’è poi la vicenda tamponi rapidi. Il presidente Spirlì li ha annunciati in una diretta facebook ieri sera: 50mila test antigenici a fronte di 30 mila arrivi previsti, ma solo su base volontaria e solo nelle città capoluogo. Formula che ha fatto arricciare il naso a tanti già nei commenti evidenziando quanto sia improbabile che chi arriva a Lamezia dopo un lungo viaggio si sposti su Catanzaro per il test. Potrebbero farlo nei giorni successivi ma dopo avere, potenzialmente, infettato i parenti.