Torturati, maltrattati, uccisi. Nel quartiere Torre di Lamezia Terme, nell’ex comune di Nicastro, in uno dei luoghi più suggestivi della città, i gatti randagi non hanno pace.

Qui in una villetta tanto bella quanto dimenticata e presa di mira dal degrado, vengono accolti e curati dalle volontarie del luogo decine di felini in assenza in città di altri luoghi deputati alla loro accoglienza e cura.

Ma c’è chi non li tollera e così diversi sono stati i casi di felini a cui è stata chiusa la bocca con la colla o avvelenati, bruciati, ammazzati.

Una vera e propria piaga quella del randagismo in Calabria e ancora di più nella città della Piana. Ma se nel caso dei cani il canile municipale è pieno e le strutture private sono al limite, per i gatti non esistono colonie né gattili.

Ben cinque le denunce che sono state presentate dopo gli episodi di violenza avvenuti in via Torre. Denunce che hanno fatto diventare i casi meno frequenti sottolineando come il maltrattamento di animali sia un reato punibile dalla legge.

Intanto ci si trova di fronte ad un vero e proprio vuoto. In assenza di gattili e in mancanza di autorizzazioni per creare delle colonie è tutto nelle mani dei volontari.

Ma mettere un freno alla situazione ma non è semplice. I costi delle sterilizzazioni sono alti, così come quelli delle cure. E c’è chi intanto mette a disposizione non solo soldi e tanto cuore per aiutarli, ma anche casa, come Rosamaria Perri, volontaria Oipa, che ne cura oltre cinquanta.

«Come volontarie non abbiamo per ora alcuna voce in capitolo – ci dice –. Con l’Oipa stiamo cercando di ottenere la sterilizzazione gratuita da parte del Comune».

«Non esistono gattili in tutta la Calabria e le colonie feline non vengono autorizzate dal Comune – spiega Clara Solla, delegata Oipa Lamezia Terme – se invece lo fossero l’Asp sarebbe costretta a sterilizzare i gatti. Ma non solo. Si potrebbero affiggere cartelli con le leggi che tutelano queste colonie e sarebbe un deterrente per chi pensa di potere fare loro del male».