Dovrà essere restituita ai coniugi Francesco Giampà e Giovanna Monteleone la villa dal valore di 250mila euro che 14 anni fa era stata loro confiscata a Lamezia Terme. È quanto stabilito da una sentenza della Corte d'Appello. La strutura era stata ritenuta, dalla Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro, riconducibile al figlio della coppia, Enzo, coinvolto in alcune operazioni della Dda del capoluogo calabrese e successivamente condannato per associazione mafiosa e altri gravi reati.

 

L'immobile - ricostruisce il legale della coppia Aldo Ferraro - dopo la conferma della confisca pronunciata dalla Cassazione nel 2009, era stato acquisito al patrimonio dello Stato e amministrato dall'Agenzia Nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata che lo aveva assegnato al Comune di Lamezia Terme per la realizzazione di un laboratorio musicale e di un centro di aggregazione giovanile. Con tanto di finanziamenti pubblici e lavori di conversione dell'immobile.

 

Nel 2017 i coniugi Giampà-Monteleone, assistiti dall'avvocato Ferraro presentarono ricorso al Tribunale di Catanzaro documentando le disponibilità economiche che avevano permesso loro di edificare la villa e il fatto che della edificazione stessa si erano occupati direttamente loro. In particolare evidenziarono che Francesco Giampà era stato processato per abuso edilizio proprio in relazione alla edificazione della villa. Il Tribunale rigettò l'istanza. I coniugi Giampà non si sono dati per vinti impugnando attraverso il loro legale il provvedimento davanti alla Corte di Appello che ha revocato la confisca adottata il 19 dicembre 2006, disponendo la sua immediata restituzione agli aventi diritto.