VIDEO | La relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia è chiara e allarmante: oltre alle estorsione c’è anche «l’infiltrazione dell’economia legale attraverso la progressiva acquisizione di imprese “pulite”»
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Usura, strozzinaggio, pizzo, estorsioni. Si fonda su questi mezzi, in sintesi, la criminalità organizzata del Lametino secondo la lettura che ne viene proposta nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia. Una presenza ingombrante per l’economia quella della ‘ndrangheta locale e che si allaccia ad un territorio, la provincia di Catanzaro, che la Dia non esita a definire come uno di quelli in cui è stata più ampiamente documentata la capacità di penetrazione delle sue cosche nei più svariati contesti sociali, economici e politico-amministrativi, «laddove sempre più raffinata emerge l’intuizione per gli affari».
Lamezia, da sempre area di punta da un punto di vista commerciale, anche se ora in fase calante a causa della pervasiva crisi economica, continua ad essere strangolata da pizzo. «Le attività connesse alle estorsioni e all’usura, oltre a generare ingenti flussi finanziari, continuano ad essere utilizzate per controllare in modo capillare le aree di competenza attraverso la pressione impositiva del pizzo esercitata sulle attività commerciali ed imprenditoriali – si legge nel documento - Oltre all’infiltrazione dell’economia legale attraverso la progressiva acquisizione di imprese “pulite”, conseguenza inevitabile delle attività estorsive e usurarie è la forte alterazione della libera concorrenza».
E così continuano le intimidazioni, come nel caso, ricordato proprio dalla Direzione Investigativa, di un noto esponente della famiglia Notarianni e del figlio, alleati della cosca Giampà, costringere la loro “vittima” a realizzare la fittizia vendita di un appezzamento di terreno a destinazione agricola per poi costruirvi un manufatto da destinare ad abitazione intestandola alla compagna di uno di questi.
Ma di cosche ancora operative e nel pieno dei loro business a Lamezia ce ne sono altre. La Dia ricorda il clan Iannazzo – Cannizzaro –Da Ponte presente nei territori di Sambiase, Sant’Eufemia e sul litorale nei comuni di Curinga e Nocera Torinese. E poi, ancora, i Torcasio- Cerra-Gualtieri (egemoni nel centro storico di Nicastro e in località Capizzaglie) e il clan Giampà (presente nel restante territorio di Nicastro).