Nelle carte dell’inchiesta il ruolo di Domenico Britti, capo dell’Organismo preposto al benessere animale: secondo l’accusa avrebbe provato a sviare le indagini. Le sue minacce di denunciare tutti svanite nel confronto con i magistrati
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Affermava di avere un dossier e di avere cominciato mettere da parte il materiale quando, nel 2017, ha avvertito i primi scricchiolii sul sistema. Minacciava, biblicamente, di far cadere Sansone e tutti i filistei. Quando, nel 2023, quegli scricchiolii sono diventati più forti e insistenti, Domenico Britti – presidente dell’Organismo preposto al benessere animale (Opba), considerato promotore e organizzatore dell’associazione per delinquere che all’interno dell’università Magna Graecia di Catanzaro avrebbe illecitamente gestito i laboratori di ricerca – racconta al titolare di una ditta incaricata del benessere degli animali da laboratorio, di aspettare di essere sentito anche lui dal pm titolare dell’inchiesta, Saverio Sapia, al quale si sarebbe presentato con una memoria difensiva e con tutte le sue carte.
Salvo poi, una volta giunto il momento cruciale, mostrarsi al magistrato titolare dell’inchiesta Grecale senza la paventata documentazione.
La minaccia di parlare coi giudici
Più volte Britti minaccia di parlare davanti a un giudice per raccontare quello che sa. Lui – oggi agli arresti domiciliari con l’accusa, tra le altre, di aver aiutato i responsabili scientifici nella redazione di progetti di ricerca presentandoli poi al Ministero della Salute col parere favorevole dell’Opba, nonostante l’assenza dei requisiti minimi di benessere animale all'interno degli stabulari d’ateneo – minacciava di far cadere come un domino tutte le persone coinvolte nelle nefasta gestione di due laboratori dell’Università Magna Gracia di Catanzaro dove avvenivano allevamenti abusivi, morie di topi dovute alle cattive condizioni in cui venivano tenuti che i pm paragonano a vere sevizie.
Scena muta e bugie
Ma secondo quanto è scritto nelle richiesta di misura cautelare – vergata dal procuratore di Catanzaro Vincenzo Capomolla, dall’aggiunto Giulia Pantano e dal sostituto Saverio Sapia – una volta davanti al magistrato, Britti avrebbe manifestato la più classica delle condotte omertose, affermando, riguardo alle ispezioni dell’Asp, che si trattava di verifiche a sorpresa. Secondo la Procura di Catanzaro quelle parole non corrisponderebbero alla verità. Il dito, Domenico Britti, lo avrebbe puntato, sottolinea la Procura, solo contro uno di quei medici che non apparterrebbero all’associazione per delinquere anche se indagato: Angelo Lavano che Britti accusa della illecita uccisione di nove topi.
L’inchiesta prosegue
I magheggi, sostiene l’accusa, sono stati tanti nel tentativo di depistare le indagini: richieste di analisi microbiologiche falsamente attestate e ormai postume, avvicinamento ai ricercatori che l’autorità giudiziaria aveva sentito (quali testimoni dei maltrattamenti animali), tentativi di falsificare documenti.
La Procura ne è certa e lo mette nero su bianco: l’inchiesta non può finire qui, le persone coinvolte, con posizioni di responsabilità, sono decisamente di più delle 33 indagate al momento.