Proseguono le testimonianze delle difese nel processo Reset, in corso presso l'aula bunker di Castrovillari. Nell'ultima udienza sono state esaminate diverse posizioni, tra cui quella dell'avvocato Marcello Manna, all'epoca dei fatti contestati sindaco del comune di Rende. Il penalista è accusato di aver promesso la gestione del Palazzetto dello Sport di Rende ai fratelli Massimo e Adolfo D'Ambrosio, in cambio del loro sostegno alla sua candidatura a sindaco nella campagna elettorale del 2019. Adolfo D'Ambrosio, imputato nel rito abbreviato, è stato assolto per non aver commesso il fatto.

Processo Reset, le prime testimonianze

Il primo teste ha riferito sulla posizione di Eugenio Filice: «È il mio datore di lavoro. Conosco Pino Munno e la moglie, entrambi hanno fatto terapia da noi. Ricordo il cognome D'Ambrosio, ma non il nome, né il periodo preciso del trattamento». A seguire, un altro dipendente della struttura è stato ascoltato dagli avvocati Anna Spada ed Eduardo Florio: «Filice è stato il mio datore di lavoro dal 2011 al 2024. Conosco Pino Munno, sua moglie, Massimo D'Ambrosio e la moglie (recentemente scomparsa, ndr), nonché Adolfo D'Ambrosio. Li vedevo, ma non ho mai eseguito trattamenti su di loro».

Il testimone ha poi parlato di un incontro elettorale organizzato da Filice alla presenza di Marcello Manna e Pino Munno: «L'obiettivo era farcelo conoscere. Era il periodo antecedente alle elezioni comunali del 2019, svoltesi nel mese di maggio». Tuttavia, il teste ha ricordato erroneamente chi fosse il sindaco in quel periodo, affermando: «Era Principe». In realtà, era Manna.

Come terzo teste, è stato ascoltato il padre di un ex dipendente di Filice: «Ho partecipato a una riunione tenutasi nello studio di Filice. Fu lui ad organizzare l'incontro con Manna e Munno. Non ricordo esattamente quando si svolse, probabilmente in periodo pre-elettorale. Eravamo circa 15-20 persone, per lo più familiari e pochi altri pazienti. Si trattò di un semplice rinfresco». Il pm Corrado Cubellotti ha posto domande sul numero e l'età dei partecipanti.

Durante l'udienza si è discusso anche del settore del Gaming. Un teste ha spiegato le procedure, le regole e le modalità operative nelle rispettive sale slot.

La posizione di Marcello Manna

L'avvocato Nicola Carratelli ha fatto sfilare i testimoni citati per la difesa di Marcello Manna, interrogando per primo un collega: «Conosco Manna dal 2014. All'epoca delle elezioni avevo un ruolo minore, mentre nel 2019 ho assunto il coordinamento della segreteria politica, diventando uno dei principali punti di riferimento del Laboratorio civico. Coordinavo le liste e posso affermare di non aver mai conosciuto Massimo D'Ambrosio, né mi risulta che la famiglia D'Ambrosio procacciasse voti per Manna».

L'avvocato cosentino ha aggiunto che nel 2019 Francesco Midulla, rappresentante di un'associazione di Villaggio Europa, era candidato nelle liste a sostegno di Sandro Principe e si opponeva fortemente a Manna. La pubblica accusa ha insistito sulla questione del procacciamento di voti. «I capilista facevano da traino, ma le liste non avevano colore politico, erano espressione della società civile. La famiglia D'Ambrosio non sosteneva Marcello Manna», ha ribadito il teste.

Un altro avvocato, settimo teste dell'udienza, ha dichiarato: «Negli ultimi dieci anni ho lavorato presso il comune di Rende nell'ufficio legale e nell'organismo di vigilanza. Mi sono occupata del bar Colibrì e ricordo che, quando Manna si insediò nel 2014, volle ricostruire il contenzioso. Manna mi chiese di seguire il caso anche in udienza. Ricordo che il bar era gestito dalla moglie di Adolfo D'Ambrosio. La causa per risarcimento danni si concluse positivamente, ma successivamente furono inviate lettere per eseguire lo sfratto. Gli interessati si opposero anche con toni accesi. Manna, però, non mi ha mai dato indicazioni contro gli interessi del Comune e non mi ha mai chiesto di favorire nessuno per la gestione del Palazzetto dello Sport».

Il Palazzetto dello Sport di Rende

In aula è stato ascoltato anche l'ex gestore del Palazzetto dello Sport di Rende, attualmente impegnato in una battaglia legale: giovedì è attesa la decisione del Consiglio di Stato. «Ho partecipato al bando e l'esito è stato positivo. La consegna della struttura avvenne l'11 ottobre 2021. Non ho mai avuto contatti con l'avvocato Manna, né ho mai frequentato Michele e Umberto Di Puppo. Solo nel luglio 2023 ho chiesto a mia madre se fossimo parenti con queste persone, e lei mi ha confermato una parentela di terzo grado». Il teste ha dichiarato di non conoscere Massimo e Adolfo D'Ambrosio, ma di aver avuto rapporti con Orlando Scarlato, che gli chiese di collaborare alla sicurezza di un evento. «Non sono mai stato indagato o imputato per fatti di mafia», ha concluso.

Processo Reset, ultima testimonianza

Il dodicesimo teste è stato un altro avvocato, già collaboratore dello studio Manna: «Nel 2019 ero attivo nel coordinamento della campagna elettorale di Manna, la cui segreteria politica si trovava in via Rossini a Rende. Manna voleva portare il suo programma in tutto il territorio. La famiglia D'Ambrosio non faceva campagna elettorale per lui e non mi risulta che abbiano chiesto un incontro con l'avvocato».

Infine, l'avvocato Antonio Quintieri ha esaminato l'ultimo teste della lista di Remo Prete: «Ero presidente di una squadra amatoriale di calcio. Venivo chiamato il "Presidente" e nella squadra c'erano anche esponenti delle forze dell'ordine». Il presidente Carmen Ciarcia ha ricordato ai presenti che le perizie sulle intercettazioni dovrebbero essere consegnate il 20 marzo.