VIDEO | La quinta puntata di Mammasantissima racconta la tragica parabola di tre ragazzi appena ventenni. Le parole dei collaboratori: «Galati, quello che gli Anello hanno fatto sparire…». La madre di Panzarella: «Dissi a mia figlia: “Santo l’abbiamo già perso”»
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Santo e Valentino hanno avuto lo stesso amore e lo stesso destino. Hanno amato la stessa donna, la donna di un capo, un frutto proibito. Sono scomparsi nel nulla Santo Panzarella e Valentino Galati. La quinta puntata di Mammasantissima, condotta da Pietro Comito, parla anche di fantasmi, di coloro che sono scomparsi nel comprensorio di Filadelfia. Morti sulle quali gravano atroci sospetti, sulle quali ci sono le dichiarazioni di più collaboratori di giustizia. Ma ancora i fantasmi vagano senza tomba su questa terra: nessuno ha saputo trovare il loro sepolcro, nessuno colpevole è stato condannato.
Cosa raccontano i collaboratori di giustizia
Il collaboratore di giustizia Andrea Mantella non ha dubbi: «Valentino Galati, quello che gli Anello hanno fatto sparire…»
Un altro collaboratore di giustizia, Santo Michienzi si riferisce al 2002 come l’anno in cui «è stato ucciso Santo Panzarella».
«Aveva una relazione ed è scomparso per questo motivo quel ragazzo», aggiunge Andrea Mantella.
I collaboratori di giustizia sono stati ascoltati anche nel corso del processo Imponimento che ha acceso uno spotlight sulla cosca Anello-Fruci di Filadelfia, una consorteria capace di estendere il proprio predominio sulla provincia di Catanzaro, su Vibo e sul versante jonico delle Serre.
Michienzi era entrato a far parte della cosca Anello-Fruci all’età di 17 anni. Nel corso del processo Perseo, istruito dalla Dda di Catanzaro contro la consorteria Giampà di Lamezia Terme, Michienzi racconta che decise di collaborare già intorno al 2002, quando venne ucciso Santo Panzarella.
Anche Valentino Galati avrebbe fatto la stessa fine per lo stesso motivo: una relazione con la donna di Rocco Anello. Questo racconta il collaboratore Andrea Mantella. Su queste dichiarazioni, però non ci sono stati riscontri e nessuno è stato mai condannato.
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«Lei era la moglie di Rocco Anello. Santo l’avevamo già perso»
Struggenti le parole della madre di Santo Panzarella: «L’ho conosciuta – dice la signora Angela Donato – sono tornata e a mia figlia ho detto: “Santo l’abbiamo già perso”. Sapevo che era sposata, sapevo tutta la storia di lei. Lei era la moglie di Rocco Anello, ed essendo la moglie di una persona “importante”, non poteva fare degli errori…».
Santo faceva da autista alla moglie di Rocco Anello. I collaboratori raccontano che quell’incarico gli fu fatale come gli fu fatale essersi innamorato della donna.
Il collaboratore di giustizia Raffaele Moscato racconta altro, dice che Rocco Anello era stato tradito: «… gli avevano fatto le corna a Rocco Anello, e io sapevo che Tommaso la macchia gliel’aveva cacciata lui a suo fratello».
Dunque sarebbe stato Tommaso Anello a lavare col sangue l’onta del tradimento che pendeva sul capo di Rocco Anello, a lungo detenuto.
Lui, il padrone di un’area che si estendeva tra il Vibonese e il Lametino, non avrebbe potuto mai perdonare un tradimento.
Ma su questa vicenda nessuna sentenza ha messo le parole fine, giustizia e verità.
Nessun processo per la morte di Valentino Galati
Se per la scomparsa di Sebastiano Panzarella c’è stato un processo, seppur concluso con le assoluzioni di tutti gli imputati, per Valentino Galati non vi fu mai neppure un processo. Scomparve il 27 dicembre 2006, a 21 anni.
Anche di lui parla Mantella e anche per lui il racconto è lo stesso: «… gli Anello l’hanno fatto sparire… con la moglie di Rocco Anello aveva una relazione ed è scomparso per questo motivo quel ragazzo».
La lettera a Rocco Anello
A un certo punto, dai brogliacci dell’indagine Imponimento, spunta una lettera che Valentino Galati ha scritto per Rocco Anello e che è stata ritrovata sul portatile del ragazzo. Una lettera drammatica che esprime paura ma anche fermezza. La lettera di chi teme di non avere scampo.
«So che questi errori si pagano con la morte – scrive Galati –. Venga ad uccidermi. Perché sarà questa di sicuro la vostra decisione. Da voi mi potrà staccare solo la morte. Se questo è il mio destino così avvenga». Secondo gli investigatori proprio quella lettera sarà la sua inappellabile condanna a morte.
«In casa mia si vive solo di malinconia»
Drammatiche le parole della madre di Valentino, Anna Fruci. Racconta con poche, stirate parole, come si affronta l’esistenza dopo la scomparsa nel nulla di un figlio. «Mio figlio Valentino – dice – è scomparso il 27 dicembre. E io, da allora, non avendo nessuna notizia… In casa mia si vive solo di malinconia. Non c’è pace, non ci diamo pace… né io, né il papà, né le sorelle, né i fratelli… niente».
Ma questa madre racconta anche di più. Racconta che «sono scomparse quattro-cinque persone qui nella zona di Filadelfia. Poi nella zona Filadelfia-Vibo saranno un quarantatré-quarantaquattro».
È la conta dei fantasmi. Fatta da una madre cha ha dovuto farli i conti con il fenomeno delle sparizioni in terra di mafia.
Valentino Galati era un ex seminarista che, secondo i collaboratori, sarebbe stato fagocitato dal clan di Filadelfia che poi scoprì quella nuova relazione inconfessabile con la moglie del boss.
La scomparsa di Francesco Aloi
La stessa sorte di fantasma è toccata a Francesco Aloi, un giovane di Pizzo sparito nel nulla il 16 settembre 1994. Aveva 22 anni e anche per lui si parla di una relazione letale, raccontano le cronache, con una donna di Francavilla Angitola, feudo sotto il controllo dei Fiumara, clan indissolubilmente legato agli Anello.