“Il rilancio della nostra presenza istituzionale a Bruxelles – ha dichiarato Oliverio – ci consentirà di presidiare e valorizzare le politiche di sviluppo della regione, di promuovere il nostro territorio e aprirlo alle opportunità offerte dall’Europa, di avviare percorsi di cooperazione interregionale e internazionale: tutto ciò nell’ottica di ricostruire fiducia attorno alla nostra regione. L’avvio di un confronto costante con le strutture amministrative della Commissione Europea, un processo che la nuova sede è chiamata a facilitare, s’inscrive nella nostra volontà di migliorare l’utilizzazione delle risorse comunitarie nel quadro della politica di coesione, e allo stesso tempo di favorire la partecipazione del territorio ai programmi di finanziamento diretti”.


Costi ridotti - “La scelta di condividere gli uffici con la CRPM e altre tre regioni, all’interno peraltro di un edificio che accoglie le rappresentanze di altre regioni italiane ed europee, risponde alla duplice logica di ridimensionare il costo della nostra presenza a Bruxelles da un lato e di rafforzarne dall’altro lato l’efficacia facendo squadra con attori con cui abbiamo un’ampia comunanza di interessi e obiettivi”.


“Il contatto con l’Europa – ha ricordato Oliverio – è fondamentale anche pesando all’importanza strategica della Calabria come frontiera europea sul Mediterraneo, un’area che racchiude un potenziale di sviluppo enorme. Il rilancio del Porto di Gioia Tauro è, in questo senso, centrale per via degli enormi benefici che ne discenderebbero non solo per il nostro territorio, bensì per il Paese e per l'Europa. Sia perché la nostra regione può rappresentare una grande risorsa strategica per l’ampliamento e il consolidamento delle relazioni fra il Vecchio Continente e l'intera area del bacino del Mediterraneo”. “Il Mediterraneo – ha concluso Oliverio – è anche il teatro di una crisi umanitaria, quella dei migranti, tra più gravi degli ultimi sessant’anni. La Calabria è impegnata a garantire prima assistenza e accoglienza a rifugiati e migranti. Le regioni europee, come la nostra impegnate in prima linea, devono, e vogliono, poter contribuire nelle sedi formali al processo di revisione delle politiche europee in materia d’immigrazione e asilo. Così come possono, e vogliono, assumere un ruolo maggiore nella governance”.