La ‘ndrangheta distruggeva le loro attrezzature, incendiava i loro campi, li minacciava e aggrediva. Perché è così che funziona il metodo mafioso, che spinge l’imprenditore a sottomettersi e a chiedere protezione proprio a chi cancella il suo lavoro, a chi lo esaspera e spaventa con la violenza.

Alcune aziende agricole, però, non ci stanno, resistono e denunciano. È il 2009. Ed è così che nasce Goel Bio, quando un gruppo di agricoltori si ribella e chiede aiuto, ma non alla ‘ndrangheta. A Goel, gruppo di cooperative sociali della Locride che a giugno festeggerà venti anni di attività. Goel li mette insieme, permette agli agricoltori minacciati di fare rete.

«Resistevano eroicamente, non andavano a chiedere protezione a nessuno, denunciavano. Ma continuavano ad essere colpiti», racconta Vincenzo Linarello, co-fondatore e presidente di Goel Gruppo Cooperativo: «Li abbiamo messi insieme, abbiamo dato vita ad una cooperativa fatta da aziende agricole che avevano fatto una scelta di campo molto forte, di opposizione attiva. Volevamo dimostrare che la loro scelta non era solo giusta, ma anche la più conveniente e abbiamo cercato di capire come valorizzare anche la parte economica».

«Vogliamo innescare percorsi di cambiamento»

Perché un’azienda che rifiuta di piegarsi alla ‘ndrangheta non rischia solo la violenza e le ritorsioni, ma anche di vedere la sua attività fallire. Non basta la protezione, non basta non sentirsi soli contro il mostro, non basta stare dalla parte giusta. È il mantra di Goel: l’etica deve essere efficace.

«Goel Bio è l’esempio più compiuto del nostro modello di Etica Efficace» dice Linarello «Perché, sì, vogliamo innescare percorsi di riscatto e cambiamento, lottando contro la ‘ndrangheta, ma con i fatti non solo con le parole. La ‘ndrangheta si legittima sul territorio soprattutto a partire dal dato economico, cerca sempre di passare come la risposta economica. La Calabria cambierà solo quando capiremo che l’etica non è solo giusta, ma anche efficace. L’etica è vista come possibilità residuale, a cui possono accedere solo gli eroi. Quello che noi vogliamo far capire è che l’etica è un’alternativa per tutti, l’etica può dar da mangiare alle persone. A tutti i calabresi, non solo i pochi che eroicamente portano avanti alcune battaglie».

Goel Bio ha ricostruito la filiera della produzione agricola. Si è dotata di una sua struttura commerciale eliminando gli intermediari e oggi circa trenta aziende agricole conferiscono in due centri di confezionamento, uno gestito direttamente da Goel Bio e l’altro da un socio nella Piana di Gioia Tauro, che fanno lavaggio, selezione e confezionamento della frutta biologica che va nei supermercati in Italia e all’estero.

«Siamo partiti da una situazione difficilissima perché in Calabria l’agricoltura è sottopagata dalla grande distribuzione. Quando abbiamo iniziato le arance venivano pagate ai contadini anche 5 centesimi al chilo dai commercianti. Noi abbiamo puntato su un prodotto biologico di fascia alta e abbiamo costruito una filiera che paga il giusto prezzo ai produttori» spiega Vincenzo Linarello. «Gli agricoltori scelgono ogni anno democraticamente il prezzo di conferimento e l’ultimo prezzo deciso è 50 centesimi al chilo. È il prezzo più alto pagato per le arance all’origine in Calabria. Questi agricoltori hanno fatto una scelta di campo, ma noi vogliamo dimostrare a tutti gli altri che la scelta etica corrisponde anche alla convenienza, che l’etica è fonte di sostegno, non la ‘ndrangheta. È proprio qui il punto: questi agricoltori che hanno fatto la scelta giusta, hanno denunciato la ‘ndrangheta, oggi prendono il prezzo più alto per le arance. È la prima volta che mettersi contro la ‘ndrangheta in Calabria conviene».

I numeri del Gruppo Goel

Oggi il Gruppo Goel conta circa cinquanta realtà tra cooperative sociali e agricole, associazioni e una fondazione e dà lavoro a 325 lavoratori dipendenti e circa 150 collaboratori esterni. Nel gruppo è arrivata da poco anche l’azienda agricola di Maria Chindamo, rapita e fatta sparire la mattina del 6 maggio 2016 a Limbadi, nel vibonese, dopo che aveva rifiutato di cedere i suoi terreni.

La maggior parte delle imprese che si avvicinano a Goel hanno ricevuto minacce, cercano aiuto. Eppure il messaggio qualche volta riesce ad espandersi e in questi anni ad arrivare sono state anche persone che decidono semplicemente di schierarsi. I “normali”, come li chiama Linarello.

«È una doppia vittoria, perché potrebbero restare nel loro quieto vivere e invece prendono posizione. I normali sono quelle persone che non sono mafiose, ma non sono neanche la prima linea dell’antimafia. Sono quelli che non si oppongono. Ma i cambiamenti si fanno con la maggioranza dei normali. Alcuni hanno cominciato a decidere di schierarsi e schierarsi ti fa correre dei rischi, ma almeno porti il pane a casa per la tua famiglia, non come accadeva prima, che magari dopo aver denunciato la tua azienda falliva», dice Linarello.

«Non possiamo pretendere dalla gente che vada al massacro, dobbiamo disegnare strade dove chiediamo dei sacrifici di coerenza ed ideali, ma possiamo anche dare dignità economica. Dopo ogni aggressione organizzavamo le Feste della Ripartenza, un momento in cui tutti scendevano in campo a ricostruire ciò che la criminalità organizzata aveva distrutto, festeggiando un nuovo inizio. Sono cinque anni che né noi, né nessuna delle aziende socie di Goel ha più subito minacce o attentati».

Non tutta la frutta raccolta dagli agricoltori di Goel Bio è adatta ad arrivare sulle tavole, ma nulla si spreca, tutto si ricicla. Perché l’economia circolare è alla base della filosofia Goel e avvicina la Calabria arretrata dei cliché ad un mondo di aziende moderne e sostenibili.

«La frutta che non si può vendere viene trasformata in marmellate e succhi, dai succhi produciamo oli essenziali che diventeranno cosmetici per la linea Goel Bio Cosmethical, che sarà lanciata il prossimo inverno», spiega Vincenzo Linarello. «L’idea è che più si massimizza l’etica più si generano economia e opportunità. Tutte le fasi generano lavoro, anche il residuo diventa compost utilizzato dalle aziende agricole. Il messaggio è che se l’etica viene organizzata bene e con razionalità produce effetti positivi per il produttore e per il lavoratore, per il turismo e l’ambiente. C’è meno spreco, i rifiuti diventano risorsa e si crea nuovo lavoro. È anche l’immagine del territorio che ne beneficia, un’immagine diversa della Calabria nel mondo».