Si sono introdotti da un terreno adiacente per eludere i sistemi di videosorveglianza. Hanno divelto la recinzione metallica e indisturbati hanno estirpato e reciso 200 piante di kiwi. È l’ennesimo attacco, il quinto solo nell’ultimo anno, contro la cooperativa antimafia “Valle del Marro”, fondata grazie a un progetto di Libera.


Nel mirino dei malviventi è finito, ancora una volta, il campo di contrada Sovereto, confiscato alcuni anni fa alla cosca Molè. I danni economici sono contenuti, alcune centinaia di euro, ma la ferita morale è profonda e dolorosa. Nonostante ciò, il presidente della cooperativa Domenico Fazzari e il referente dell’associazione Libera, Pino De Masi, non hanno nessuna intenzione di mollare. Anzi, «se c’è qualcuno che deve andare via - avvertono - sono loro, i mafiosi, e non noi». Gli operai, infatti, sono già al lavoro per sostituire le piantine di Kiwi.


«Appena ho appreso ciò che era successo, ho provato rabbia – ammette Fazzari ai microfoni di LaC – ma lo scoramento è durato pochi attimi». D’altronde, non è certo la prima volta che la cooperativa è costretta a fare i conti con episodi di questo tipo. «Da quando è stata fondata, 13 anni fa - continua - abbiamo subito diversi attentati, anche più cruenti: dal furto delle attrezzature per l’irrigazione dei campi, al taglio delle tubature, dalla manomissione delle elettrovalvole, fino alla sottrazione delle centraline. Hanno tentato in ogni modo e con ogni mezzo di scoraggiarci, ma non ci sono mai riusciti, perché crediamo in quello che facciamo. Lavoriamo nella consapevolezza di avere al nostro fianco le forze dell’ordine, le istituzioni e i cittadini».

 

A loro si rivolge il referente di Libera. «Chi ha commesso questo sabotaggio - dice don Pino - non ha capito che non ci fermeranno, perché questo ennesimo atto vandalico non è stato fatto solo ai ragazzi che lavorano nella cooperativa, ma al territorio, alla gente, alle istituzioni e a tutte le persone che ci stanno mettendo la faccia per il cambiamento. Noi siamo tanti e siamo molto più forti di loro».