Si indaga sulle dinamiche dell’agguato di Villapiana Lido, in pieno stile ‘ndranghetista, durante il quale ieri mattina ha perso la vita il boss di Francavilla Marittima, Leonardo Portoraro, (leggi il profilo del boss) raggiunto da un’imponente scarica di proiettili sparati simultaneamente da un kalashnikov e da una pistola. Non è ancora chiaro come si sia evoluta, in quegli attimi feroci, la scena del crimine. E soprattutto se il colpo, probabilmente quello fatale, che ha raggiunto il cranio di Portoraro, nella zona occipitale destra, sia stato sparato dall’interno dell’auto con a bordo il gruppo di fuoco oppure se i killer siano scesi dall’auto e raggiungendo Narduzzo, questo il soprannome della vittima, gli abbiano dato il colpo di grazia alla testa. Di certo c’è che quegli istanti devono essere stati davvero terribili e cruenti a causa di quella valanga di piombo indirizzata su Portoraro.


Intanto, il corpo esanime di Leonardo Portoraro, a seguito dell’ispezione cadaverica eseguita dal medico legale Francesco Settembrini, è stato trasferito all’obitorio dell’ospedale di Rossano per l’ispezione autoptica che decreterà quale degli oltre 40 colpi sparati durante l’imboscata sia stato quello fatale. Gli esami balistici sono eseguiti dai carabinieri del Ris. Sempre nelle giornata di ieri, inoltre, è stata rinvenuta l’auto che con molta probabilità è stata utilizzata dai killer per compiere l’agguato. Si tratta di un’Audi A3 la cui carcassa incendiata è stata ritrovata nella pineta di contrada San Francesco a Villapiana.


Nel frattempo, proseguono le indagini, affidate alla Dda di Catanzaro, e condotte dal pool di magistrati antimafia coordinati da procuratore antimafia Nicola Gratteri e dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto. Portoraro era un cosiddetto pesce grosso e, tra l’altro, resta da capire se quello di ieri possa essere stato l’estremo atto per chiudere dei conti in sospeso oppure se creerà il pretesto per una nuova guerra criminale nella Sibaritide, da sempre zona di confine tra 'ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita. Pare infatti che Leonardo Portoraro fosse considerato il Ministro dei Lavori pubblici di quei clan che operano in quel territorio dove sorgerà il cantiere più grande d’Italia per l’ammodernamento della Statale 106 Sibari-Roseto, un’opera da 1,3 miliardi di euro.

 

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