VIDEO | L’uomo non ha retto al carcere duro a cui è stato sottoposto per 10 anni. Già condannato in più occasioni ha rivestito un ruolo di vertice nel locale 'ndranghetistico Acri-Morfò di Rossano
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Nicola Acri si è pentito. Non ha retto al carcere duro a cui era sottoposto da ben 10 lunghi anni. Si è affidato all’antimafia, ai cui giudici avrà tanto da raccontare. Secondo la direzione nazionale e distrettuale antimafia “occhi di ghiaccio” è ritenuto una figura di estrema pericolosità sociale.
Già condannato in più occasioni, seppure con sentenze non tutte definitive, ha rivestito un ruolo di vertice nel locale 'ndranghetistico Acri-Morfò di Rossano, che risulta tuttora attivo e con collegamenti alle cosche di Cirò e Cassano. Il 21 febbraio scorso la Cassazione respinge il reclamo avanzato dall’ufficio di difesa di Nicola Acri circa la proroga di due anni del 41 bis.
Noto per aver ucciso con con due pistole contemporaneamente, l’uomo è descritto come un killer spietato. È stato condannato per associazione mafiosa e diversi altri reati, tra cui l’ergastolo per omicidio. Non è dato sapere da quando il superboss abbia iniziato a collaborare né se abbia lasciato l'attuale carcere di massima sicurezza per una località segreta. Di sicuro è partita la rete di protezione da parte dello Stato con una nuova identità, fittizia, e tutele carico e per la sua famiglia.
Viene catturato a Bologna dopo una lunga latitanza
Dopo oltre tre anni di latitanza venne catturato a Bologna nel novembre 2010 insieme ad altri quattro favoreggiatori trovati in possesso di quattro chili di esplosivo, cinque pistole con matricola abrasa e munizioni. Secondo le più recenti relazioni dell'antimafia Acri è forse il personaggio più temuto dell'area al vertice della dislocazione territoriale della 'ndrangheta e referente del potente locale degli zingari di Cassano.
È accusato di una serie di omicidi tra cui tre commessi nel corso della guerra di mafia a Cosenza, uno dei quali compiuti con particolare efferatezza. Una vittima, Primiano Chiarello, ucciso nel giugno del 1999 a Cassano allo Jonio, fu bersaglio in una stalla di numerosi colpi di mitraglietta Skorpion. Il suo corpo fu poi fatto a pezzi e sciolto nella calce. Acri per questa vicenda viene condannato all’ergastolo con l’accusa di omicidio e associazione mafiosa.
Coinvolto nell'omicidio dell'imprenditore Luciano Converso
Era stato anche accusato e condannato in primo grado e poi assolto con formula piena in Appello (sentenza confermata in Cassazione), dell'omicidio del quarantaquattrenne imprenditore rossanese Luciano Converso, avvenuto il 12 gennaio 2007 in contrada Momena davanti a una villetta. L’accusa, rappresentata allora dal pm della Dda di Catanzaro Vincenzo Luberto, aveva sostenuto che Acri sarebbe stato il mandante dell’uccisione, perpetrata con 5 colpi di pistola semiautomatica calibro 9X21, mentre suo fratello Gennarino Acri e Massimo Esposito, condannati anche loro in primo grado alla pena massima, gli esecutori.
Movente dell’omicidio sarebbe stato sempre secondo l’accusa, il tentativo da parte di Converso, presunto «contabile» della cosca capeggiata da Nicola Acri, di appropriarsi di parte del denaro di cui aveva la disponibilità. In seguito la corte d'Appello prima e la Cassazione dopo hanno assolto tutti e tre gli accusati da ogni addebito. Occhi di ghiaccio è stato inoltre implicato nella strage di Strongoli avvenuta nel 2000, quando vennero ammazzate a colpi di kalashnikov 5 persone. Per l’accusa fu tra gli esecutori materiali. Venne condannato all’ergastolo e la cassazione rispedì in appello il processo dove poi fu assolto.