Non ha la pretesa di raccontare una verità assoluta, ma di offrire una testimonianza delle vicende del conflitto tra israeliani e palestinesi raccolta direttamente nei luoghi della guerra e con lo sguardo critico del giornalista. Gianni Lannes, freelance vocato all'inchiesta sul campo ha presentato a Cosenza la sua ultima fatica editoriale, Israele, olocausto finale, dato alle stampe da Pellegrini, che del cronista aveva già pubblicato altri corposi reportage tra cui Bambini a perdere, un libro denuncia sull'inferno dei minori vittime di carestie, violenze, traffico di organi e della pedofilia.

Sei mesi esatti dall'eccidio

Introdotto da Francesco Kostner e con l'ausilio di una cartina storico-geografica, l'autore scandisce le fasi del sanguinoso scontro che si trascina ormai, a fasi alterne, da circa sessant'anni e che ha drammaticamente ritrovato vigore lo scorso 7 ottobre con l'eccidio consumato da Hamas e la lunga controffensiva decisa da Netanyahu nella Striscia di Gaza. Vicende orribili e dolorose, seguite con angoscia dalla comunità internazionale e talvolta utilizzate dalla politica, anche in Italia, in maniera strumentale.

Fermare la guerra

Uno sport di cattivo gusto: «Dinanzi ad una tragedia in cui sono state ammazzate trentamila persone, molte delle quali donne e bambini – dice Lannes – penso sia davvero lana caprina parlare di tifoseria. Non credo esista una ricetta giusta per arrivare ad una soluzione. Ma la prima cosa da fare è fermare la guerra». Sullo sfondo il paradosso del popolo ebraico di Israele vittima della persecuzione e della Shoah, oggi chiamato sul banco degli imputati davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell'Onu: «Non è casuale se la Repubblica del Sudafrica abbia presentato in questo senso formale denuncia, alla quale si è poi unito anche il Brasile; è in atto un genocidio».