Sono i risultati cui è approdata la Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali, presieduta dalla senatrice Doris lo Moro, che ha calcolato complessivamente gli atti intimidatori. Sono stati 870 nel 2013, una situazione che si è aggravata nei primi quattro mesi del 2014, con 395 casi, per un totale di 1.265, ottanta al mese, quasi tre al giorno.


E solo in 182 episodi si è potuto risalire agli autori. L’obiettivo prevalente nelle azioni intimidatorie sono i sindaci, cui sono rivolti il 35% totale degli episodi(446 casi). Ricordiamo che solo pochi giorni fa a Stefanaconi nel vibonese, è stata incendiata da persone non identificate, l’auto del primo cittadino Salvatore Di Si.


Altro atto intimidatorio risalente a gennaio è quello rivolto al sindaco di tropea, Giuseppe Rodolico, la cui auto, parcheggiata davanti alla propria abitazione, è stata fatta esplodere.


Ulteriore risultato poco lusinghiero per la Calabria, la Sicilia e la Puglia  è quella dei comuni sciolti per mafia. Sud e isole rappresentano il 63% di tutti i casi nazionali.


Il report sugli attentati ci offre dunque una doppia lettura, ci sono da una parte quelli che resistono alle intimidazione e dall’altra ci sono amministratori che cedono e i comuni che vengono sciolti.


Insomma , la politica nazionale e regionale devono dare una risposta più forte in termini legislativi ma soprattutto si dovrebbe  attuare un'azione che aiuti gli enti locali a superare le grandi difficoltà finanziarie ed economiche che li rendono deboli rispetto a qualsiasi potere negativo.


Anna Prete