VIDEO | L'abbraccio del civico consesso con in testa il sindaco Vittorio Zito a Lorenzo Surace dopo i proiettili recapitati a casa: «Non ho mai avuto paura e non o ho mai ricevuto messaggi di questo genere»
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Tutto il consiglio comunale di Roccella Jonica si è stretto attorno a Lorenzo Surace, il capo dell’ufficio tecnico destinatario nei giorni scorsi di una busta con all’interno 5 proiettili. Un atto intimidatorio che ha turbato la serenità del centro rivierasco della Locride e condannato con fermezza dagli amministratori e da una delegazione di consiglieri regionali, nel corso di un consiglio comunale straordinario.
«Eventi come quello occorso a Surace – ha detto il sindaco Vittorio Zito – hanno una causa e sulla sua definizione è concentrata l’azione degli inquirenti. Ma a noi e non alla magistratura e agli organi deputati alle indagini, compete invece il compito di analizzare con preoccupazione le modalità della intimidazione che hanno significato e che ci dicono della volontà di imporre metodi mafiosi. Possiamo e dobbiamo attendere gli sviluppi delle indagini, ma qui, con forza, vogliamo e dobbiamo dire a chi ha compiuto questo gesto che ha offeso tutta la nostra comunità, che non viviamo sulla luna e comprendiamo che vi possa essere, in quel gesto, l’intenzione di far cambiare rotta all’azione amministrativa del nostro Comune. Vogliamo dire che tutto quanto è successo ci spingerà ad essere più coraggiosi e a difendere con sempre più determinazione la nostra sacra e inviolabile libertà. Questa è la sfida che quel gesto mafioso ci impone: continuare a dire di no, un no secco e tagliente alla mediocrità della subcultura mafiosa».
Il professionista dal canto suo, ancora scosso e visibilmente emozionato, ha voluto ringraziare l’assise e i cittadini, ribadendo l’intenzione di proseguire il suo lavoro. «Non ho mai avuto paura e non o ho mai ricevuto messaggi di questo genere – ha espresso Surace a margine del consiglio comunale – e non pensavo che a Roccella si arrivasse mai a questo, perché il no deve essre visto come una base di ripartenza e non come un punto di arrivo. Noi abbiamo sempre dialogato, e se c’è qualcuno che non accetta il dialogo, non sono problemi nostri».