La circolare, che reca in calce la firma della presidente della Regione Jole Santelli, è stata notificata questa mattina alle cinque aziende sanitarie provinciali calabresi. A meno di ventiquattore di distanza dall'annuncio, divulgato a mezzo stampa, della volontà di assumere personale infermieristico da dislocare all'interno degli istituti scolastici regionali. Una precauzione "per rafforzare il sistema di monitoraggio e sorveglianza" a pochi giorni dal riavvio delle attività didattiche ma che aveva sollevato molteplici interrogativi.

I numeri delle assunzioni

Alcuni di questi in parte dissipati dalla nota giunta questa mattina sulle scrivanie dei vertici delle cinque Asp, nella quale vengono chiariti intanto i canali di finanziamento per la copertura dei costi utili all'assunzione del nuovo personale. Non si tratta, infatti, di poche unità. Sempre nella comunicazione stampa di ieri la presidente della giunta forniva un quadro ben preciso dettagliato con cifre. Ad esempio, per l'Asp di Cosenza si prevede l'assunzione di 135 unità di personale infermieriestico, 92 a Reggio Calabria, 64 a Catanzaro, 37 a Crotone e 32 a Vibo Valentia.

Contratti fino al 31 dicembre

Numeri confermati anche questa mattina nella lettera che nei fatti autorizza le cinque aziende a procedere alle assunzioni "anche utilizzando forme di lavoro autonomo". Il personale potrà essere reclutato scorrendo le graduatorie vigenti ma solo per la sottoscrizione di contratti a tempo determinato: i rapporti dovranno cessare il 31 dicembre 2020. La copertura dei costi per il reclutamento di 360 unità complessive sarà garantita attraverso la contabilità separata Covid e, quindi, liquidità garantita dal Governo attraverso appositi decreti emanati durante l'emergenza.

Un infermiere per ogni scuola

Nella circolare si chiarisce inoltre la distribuzione del personale: solo uno ad istituto scolastico. Un progetto che, tuttavia, non convince del tutto il sindacato. La segretaria Cisl Fp Calabria, Luciana Giordano, ad esempio, ipotizza un più corretto impiego delle figure professionali nelle cosiddette Usca, le unità speciali di continuità assistenziale, istituite proprio sull'onda dell'emergenza pandemica.

La proposta del sindacato

«Piuttosto che inviare infermieri nelle scuole - incalza la sindacalista - sarebbe più opportuno creare articolazioni territoriali dipendenti dalle Usca che contemplino la presenza di un medico e di un infermiere in grado di intervenire in caso di necessità. È il caso - ha aggiunto ancora Giordano - di verificare le priorità in un sistema sanitario che registra continue criticità in materia di organici e soprattutto assicurarsi che le normative prevedano questo specifico impiego per il personale infermieristico».

L'infermiere di famiglia

Nei fatti è con il decreto Rilancio che il ministero della Salute istituisce una nuova figura - l'infermiere di famiglia - deputato alla cura e all'assistenza del cittadino. Una sorta di rivisitazione dell'Adi - assistenza domiciliare integrata - mai entrata veramente in funzione in Calabria ma rivisitata in chiave Covid e sulla scorta delle necessità aperte dall'introduzione del sistema delle quarantene domiciliari obbligatorie.