Truffa aggravata ai danni dell'ente di appartenenza: è questa l'accusa contestata ai lavoratori della Città metropolitana. L'indagine condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dalla Procura
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Sono 22 i dipendenti pubblici assenteisti della Città metropolitana di Reggio Calabria indagati per truffa aggravata ai danni dell’Ente di appartenenza nell'ambito dell'operazione condotta dai finanzieri della Compagnia Pronto Impiego di Reggio Calabria, e coordinata dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni, e dirette dal sostituto procuratore, Paolo Petrolo.
Il modus operandi
Nello specifico, gli indagati, attraverso un collaudato sistema basato su favori reciproci ed espedienti posti in essere per attestare la presenza lavorativa presso gli uffici di appartenenza, riuscivano ad assentarsi indisturbati dal luogo di lavoro anche per diverse ore al giorno.
Alcuni impiegati, addirittura, non facevano neppure ingresso nella sede, sebbene figurassero regolarmente in servizio.
In concreto, con artifici e raggiri, i dipendenti attestavano falsamente la propria presenza lavorativa, raccogliendo, a rotazione, più tessere magnetiche vidimandole per certificare la presenza del personale, facendo sì che il solo “vidimatore” intraprendesse il servizio e che, solo in seguito, arrivassero alcuni degli altri, riuscendo così ad eludere ogni forma di controllo interno.
Shopping e spese anzichè lavorare
È stato accertato che, in media, ciascun dipendente arrivava ad assentarsi anche per diverse ore al giorno, su un orario previsto giornaliero di 6 ore di servizio.
Molti impiegati giungevano la mattina con oltre 2 o 3 ore di ritardo e senza vidimare la propria presenza: il collega d’ufficio aveva, infatti, già provveduto ad attestare per loro l’entrata. Il favore poi veniva ricambiato dai colleghi “ritardatari” della mattina, all’uscita.
In tal modo diversi impiegati potevano abbandonare, in modo del tutto arbitrario, il proprio ufficio con largo anticipo e senza dover registrare la fine del proprio turno di servizio.
Alcuni impiegati, addirittura, “coperti” da colleghi d’ufficio, non si presentavano neppure sul luogo di lavoro, pur risultando regolarmente in servizio.
Con questo stratagemma, in ogni singolo gruppo, ciascun dipendente poteva rimodulare autonomamente la propria giornata lavorativa assentandosi liberamente e a propria discrezione, per poter così fruire di lunghe pause caffè nei diversi bar della città, per andare a fare shopping lungo il corso, per andare a fare la spesa o, addirittura, per dedicarsi ad altra attività lavorativa.
Diversi indagati, poi, rientravano tranquillamente in ufficio dopo essersi assentati anche per diverse ore con buste della spesa al seguito.