Il processo avrà inizio il prossimo 19 marzo. I due clan sono accusati di avere vessato gli imprenditori della zona e tentato di importare armi da guerra dalla Germania. Tra le contestazioni anche l’incendio dell’ex consigliere regionale Arturo Bova
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Cinque persone rinviate a giudizio mentre 22 hanno scelto l’abbreviato. Questo ha deciso il gup di Catanzaro nell’ambito del procedimento denominato Scolacium che vede imputati presunti appartenenti e sodali di due cosche: la cosca Catarisano operativa tra i comuni di Roccelletta di Borgia, Borgia, Cortale e Girifalco e la cosca Bruno, attiva nei territori di Vallefiorita, Amaroni, e Squllace. Secondo l’accusa, la cosca Catarisano sarebbe attiva dal 2006. Il clan sarebbe diretto e organizzato da Pietro Abbruzzo e Massimo Citraro. I Bruno sarebbero operativi dal 2010, comandati da Francesco Bruno e Gennaro Felicetta. Entrambe le consorterie sono già state colpite duramente dall’operazione Jonny e risultano agire sotto l’influenza dei locali di ‘ndrangheta di Cutro e Isola Capo Rizzuto.
Il processo avrà inizio il prossimo 19 marzo davanti al Tribunale collegiale di Catanzaro nei confronti di Adrian Domianov Dimitrov, Francesco Gualtieri, Sandra Stitzia, Raffaele Pace, Davide Benedetto Zaffina.
Hanno chiesto e ottenuto il rito abbreviato Bruno Abbruzzo, Pietro Abbruzzo, Luciano Babbino, Stefano Bevilacqua, Paolo Bova, Francesco Bruno, Matteo Catroppa, Rocco Ceravolo, Massimo Citraro, Davide Cristofaro, Giuseppe Critofaro, Salvatore Danieli, Domenico Falcone, Gennaro Felicetta, il collaboratore di giustizia Sandro Ielapi, Franco Macario, Simone Macario, il collaboratore Sandro Mirarchi, Antonio Paradiso, Ilario Sestito, Vincenzo Tolone, Danilo Vitellio. Per loro il processo avrà inizio il prossimo 4 aprile.
Tra le accuse contestate, oltre all’associazione mafiosa, danneggiamento in seguito a incendio, tentata estorsione, estorsione, reati in materia di armi, detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, danneggiamento, lesioni personali, violenza privata, ricettazione, furto.
Concorso esterno in associazione mafiosa è contestato all’imprenditore Paolo Bova il quale – per preservare le proprie imprese ed eliminare la concorrenza – avrebbe favorito la cosca Bruno subappaltando lavori ad altre imprese lavori aggiudicati, mettendo a disposizione del sodalizio il proprio capannone per agevolare gli incontri tra il clan e imprenditori estorti, facendo da tramite per ricevere e portare ambasciate, per riscuotere le somme di denaro delle estorsioni da consegnare ai componenti della cosca.
Tra le persone offese c’è anche l’ex presidente regionale della commissione antindrangheta, Arturo Bova, al quale nel 2016 esponenti della cosca Bruno, tra i quali l’attuale collaboratore di giustizia Santo Mirarchi, avrebbero incendiato l’auto parcheggiata vicino alla sua abitazione nel Comune di Amaroni. Il mandante sarebbe Salvatore Danieli che avrebbe commissionato il delitto a Santo Mirarchi, dietro compenso di denaro. A eseguire materialmente il danneggiamento sarebbero stati Davide Benedetto Zaffina e Domenico Falcone.
Nel collegio difensivo gli avvocati, Antonio Lomonaco, Sergio Rotundo, Saverio Loiero, Michele Gigliotti, Giovanni Merante, Vincenzo Galeota, Cosimo Tripodi, Salvatore Staiano, Marco Sinopoli, Saverio Pittelli, Gregorio Viscomi, Giuseppe Gervasi, Paola Stilo.