Per lui l'accusa è di rivelazione del segreto istruttorio. Alla sbarra imputati considerati vicini alle cosche di Cinquefrondi
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La procura generale di Reggio Calabria ha chiesto la condanna di Francesco Oliveti, ispettore della polizia imputato nel processo nato dall'inchiesta denominata "Saggio compagno". La richiesta è stata formulata nel corso della requisitoria in Corte d'Appello, dove si sta celebrando il processo di secondo grado per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato.
Alla sbarra i 34 condannati dal gup reggino, perché considerati vicini alle cosche di Cinquefrondi, a più di 300 anni di carcere e alcuni degli 8 assolti, tra i quali proprio Oliveti per il quale sono stati chiesti 6 mesi di reclusione. L'accusa nei confronti dell'ispettore del commissariato di Polistena è di rivelazione del segreto istruttorio, ma il pg non gli ha contestato l'aggravante del favoreggiamento alla ndrangheta. La Procura generale ha invocato la condanna a 10 anni di un altro imputato assolto in primo grado, Vincenzo Papasidero.
Tutti sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, possesso illegale di armi, spaccio di droga e altri reati, tutti aggravati dalle modalità mafiose.
L'inchiesta "Saggio compagno" è stata coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e ha colpito i clan Foriglio e Petullà di Cinquefrondi, nella Piana di Gioia Tauro. Un'indagine che di è avvalsa anche delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Rocco Ieranò, condannato a 4 anni e 4 mesi dal gup e reo confesso dell'omicidio di Francesco Fossari.