Ha ammesso le sue responsabilità ma solo in parte. Così l'ex presidente di sezione della Corte d'Appello di Catanzaro, Marco Petrini, accusato di corruzione in atti giudiziari, si è difeso dinnanzi al Gup del Tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino, dove questa mattina si è svolta una nuova udienza del processo scaturito dall'inchiesta Genesi.

 

Il magistrato, difeso dagli avvocati Francesco Calderaro e Agostino De Caro, attualmente agli arresti domiciliari, risponde di diversi episodi di corruzione e questa mattina, pur ammettendo di aver ricevuto il denaro, ha però chiarito di non aver mai modificato l'esito delle sentenze. Petrini, che ha avviato una lunga collaborazione con gli uffici della Procura di Salerno, ha poi tentato di tirar fuori dallo tsunami giudiziario aperto delle sue dichiarazioni altri magistrati della Corte d'Appello di Catanzaro.

 

Nomi come quelli di Domenico Commodaro e Fabrizio Cosentino, pur presenti nei verbali di collaborazione, sono oggi ritornati in bocca a Marco Petrini ma solo per smentirne il coinvolgimento nei presunti episodi corruttivi.

 

«Totalmente estranei», ha chiarito l'ex presidente di sezione della Corte d'Appello che ha inoltre tentato di sgombrare il campo da ogni equivoco sottolineando come lui stesso mai avesse tentato di interferire con le attività di altri magistrati. 

 

In mattinata hanno reso dichiarazioni anche altri imputati. L'avvocato Francesco Saraco, molto provato, ha ammesso le sue colpe chiarendo di aver agito perchè spinto dal cattivo stato di salute del padre. Sentito anche Emilio Santoro, ex dirigente dell'Asp di Cosenza e ritenuto dagli inquirenti il "faccendiere" di Petrini, ha confermato la sua volontà di collaborare con la giustizia.

 

La nuova udienza è stata fissata il 25 settembre per la requisitoria del pubblico ministero e la conclusioni delle parti civili.