Il Tribunale della libertà ha confermato la decisione del gip che sette mesi fa aveva negato la custodia cautelare in carcere anche per Domenico Aragona, Bruno Malvaggio ed Enzo Pandolfo
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Il Tribunale del Riesame ha rigettato il ricorso del pm di Catanzaro contro l’ordinanza del gip che il 26 aprile scorso aveva negato la custodia cautelare in carcere per quattro indagati nell’inchiesta Alibante: Domenico Aragona, Bruno Malvaggio, Pasquale Motta ed Enzo Pandolfo.
In particolare, con riguardo al giornalista Pasquale Motta, difeso dall'avvocato Vincenzo Belvedere del foro di Cosenza, accusato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, il Tribunale ha riscontrato «difetto di gravi indizi idonei a sostenere l’addebito cautelare». Il Tdl, ricalcando quanto già deciso dal gip che a suo tempo aveva negato l’arresto, ha escluso che dagli atti dell’inchiesta sia deducibile una frequentazione di Motta con il capocosca Carmelo Bagalà in occasione delle elezioni comunali del 2018 a Nocera Terinese.
Anzi, sottolinea il Tribunale, nell’unica intercettazione ambientale in cui Bagalà cita Motta, dice che non lo vede da molti anni. Manca, insomma, una prova pregnante «che attesti la volontà dell’indagato di contribuire con il suo operato alla realizzazione del programma criminoso della consorteria mafiosa».
L’operazione “Alibante” era scattata all’alba del 3 maggio scorso ed aveva colpito in particolare gli affari della cosca Bagalà attiva tra Nocera e Falerna, nel Lametino, portando all’arresto di 17 persone.