VIDEO | Il profilo di Domenico Giorno, il «lupo solitario» residente nel Cosentino e arrestato da Dda di Catanzaro e Polizia. Ecco cosa custodiva il suo archivio informatico: manuali per gli attentati con armi bianche e giubbotti esplosivi, testi intrisi di un odio delirante verso «l’Occidente» e i «miscredenti» (ASCOLTA AUDIO)
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Domenico Giorno, ovvero lo jihadista della porta accanto. Cosentino di Luzzi, 42 anni, impiegato nel Caf di famiglia e aspirante martire. Un fanatismo, il suo, alimentato ossessivamente grazie a smartphone e pc. I primi ad accorgersi che c’era qualcosa che non andava sono stati i genitori. La madre al padre, intercettati: «Guarda sempre queste cose in arabo… O quelli che gridano nella moschea…». E poi: «Lui è ormai musulmano a tutti gli effetti».
La madre: «Ho sempre avuto paura»
Un «lupo solitario», secondo gli agenti della Digos di Catanzaro che, unitamente ai colleghi di Cosenza, lo hanno monitorato a lungo, inoltrando un’informativa dettagliata il 13 agosto scorso all’autorità giudiziaria, che è stata estremamente rapida. La Dda di Catanzaro – il procuratore Nicola Gratteri, l’aggiunto Vincenzo Capomolla e il pm Graziella Viscomi – ha chiesto ed ottenuto dal gip Gabriella Logozzo, l’arresto in carcere, eseguito ieri. Domenico Giorno aspirava a trasferirsi in Arabia Saudita, dove cercava lavoro e terreni in vendita. «Non ti puoi nemmeno fidare di quello che gli passa per la testa – diceva, ancora, la madre – Io ho sempre avuto paura Ci’ (vezzeggiativo riferito al marito, ndr)… Ma non da ora… Ma non da ora…».
Il manuale del lupo solitario
Insomma, anche in famiglia si temeva che dal terrorismo virtuale a quello reale il passo potesse essere davvero breve. Quella per la jihad, come documentato dalla Digos, era divenuta ormai una vera e propria ossessione. Era «accreditato» presso gli amministratori dei gruppi che sulle piattaforme Telegram, Riot, e RocketChat smistavano il materiale di propaganda dell’Isis. E da qui, come dal web, l’impiegato di Luzzi scaricava la documentazione e la inseriva in una micro-sd, memoria removibile di pochi millimetri che, seguendo le indicazioni dello Stato islamico, portava sempre con sé. E dentro c’era il manuale d’istruzioni del perfetto lupo solitario: come realizzare le cosiddette sticky bomb, ovvero ordigni artigianali, come condurre operazioni di stampo terroristico, come autoaddestrarsi per compiere attentati, sia attraverso esplosivi, sia attraverso veleni ricavabili da materiale facile da reperire come sigarette o carne avariata.
Scoperto dai cyberagenti
Domenico Giorno studiava e si aggiornava dalle riviste e dalle agenzie dell’Isis, di Al-Quaeda, come da altri gruppi terroristici. Su Telegram era Mohamed. I primi ad accorgersi di lui, i cyberagenti della Polizia postale, che si concentrarono su quel profilo presente in ben 23 chat dedite alla propaganda jihadista, attraverso una vasta gamma di contenuti multimediali. Il gruppo più inquietante – in base a quanto rilevato dalla Polizia postale e poi comunicato alla Digos di Catanzaro e Cosenza – era quello che, tradotto dall’arabo, è denominato “Accrescere la motivazione per la jihad”, ispirato al testo omonimo dell’imam Abu Mohammed at-Tawhidi.
«Allah Akbar… non si sente altro»
Dopo un primo blitz della polizia, nell’abitazione del 42enne di Luzzi, era ancora una volta la madre di Domenico Giorno ad abbandonarsi ad una espressione quasi rassegnata: «Adesso a casa mia non si sente dire altro che Allah Akbar… Sono anni che si sente». Fino ad allora, l’aspirante jihadista cosentino s’era mostrato cauto e scaltro, cambiando spesso utenze, esorcizzando il pericolo di infezione da trojan dei suoi dispositivi, eludendo anche il classico e spartano tentativo di «abboccamento undercover» attraverso un falso profilo. Non restava altro da fare che sottoporlo a perquisizione e così i poliziotti recuperavano diverse memorie digitali nelle quali erano «maniacalmente memorizzati, per categoria» documenti in arabo, tradotti o scritti dallo stesso Giorno.
Dalle armi bianche ai giubbotti esplosivi
Serie per la distruzione della croce, Come uccidere i miscredenti, Veleni popolari, Ampia fonte per l’uso degli esplosivi, Enciclopedia della jihad, sono solo alcuni dei contenuti grazie ai quali si preparava per la Guerra santa. C’era anche Come farsi giustizia con la spada, 54 pagine di odio contro gli ebrei nelle quali si spiega come incendiare un’intera casa o attaccarla con il solo utilizzo di armi bianche. Nel testo Esplosivi di facile produzione, invece, viene illustrato passo dopo passo come creare e maneggiare non solo ordigni, attraverso materiale da reperire al supermercato o dal ferramenta, ma anche cinture e giubbotti esplosivi da utilizzare nel martirio.
«La più grande carneficina possibile»
In pratica, Domenico Giorno, lo jihadista della porta accanto, si rendeva protagonista di un vero e proprio autoaddestramento. Le indicazioni che riceveva erano inquietanti: «Pianifica attentamente l’operazione, evita la casualità e assicurarsi di selezionare una buona posizione, ora e metodo per eseguire l’operazione. Scegli un bersaglio che ti permetta di infliggere al nemico la più grande quantità di carneficina possibile. Quindi, quando arriva l’ora zero e hai eseguito la tua operazione, ritirati dal luogo attraverso una strada sicura. Se non siete in grado di farlo, continuate ad uccidere fino a quando non verrete uccisi e concentrati sull’infliggere il maggior numero di perdite che puoi sul nemico».