VIDEO | I dettagli snocciolati durante la conferenza stampa dal procuratore: «Alcune persone già coinvolte nell'operazione Jonny ma continuavano l'attività criminale». Tra gli indagati anche imprenditori che pur pagando il pizzo avrebbero apportato benefici alla consorteria Bruno
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I conflitti tra le organizzazioni criminali, le condotte estorsive, la massiccia disponibilità di armi. Sono questi gli elementi sottolineati dal procuratore di Catanzaro, Vincenzo Capomolla nell’ambito della conferenza stampa a seguito dell’operazione scattata all’alba in provincia. Il blitz – denominato Scolacium - ha coinvolto 22 persone, 19 in carcere e 3 sottoposti ai domiciliari e i due clan, Catarisano (Roccelletta) e Bruno (Vallefiorita).
«La misura eseguita stamattina ha riguardato due le compagini associative di tipo ‘ndranghetistico una con epicentro nell'area di Roccelletta di Borgia e un’altra con epicentro nell'area di Valle Fiorita. Si tratta di due articolazioni di ‘Ndrangheta che sono state oggetto di provvedimenti giudiziari, in particolare nell'ambito indagine cosiddetta “Jonny” di qualche anno fa che ha interessato anche queste due compagini che si contendono il predominio territoriale in due aree continue. Alcuni soggetti – specifica - erano stati già interessati e si trovano in una fase di giudizio nell’ambito di un procedimento penale che è in fase d’appello. Però, dagli elementi acquisiti ulteriormente dai carabinieri, hanno dimostrato che nonostante questi precedenti provvedimenti giudiziari, hanno protratto l'attività e l’operatività dell'organizzazione criminale».
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Le estorsioni
Il sodalizio attivo nell’area di Roccelletta di Borgia vantava forti interessi sulle attività commerciali localizzate in prossimità della città di Catanzaro. Quella operativa a Vallefiorita estendeva i suoi interessi sulla fascia ionica con estorsioni a stabilimenti balneari e ristoranti, soprattutto nel comune di Squillace. Tra gli indagati anche imprenditori accusati di concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta di Paolo Bova e Paolo Lanzellotti che secondo il costrutto accusatorio pur pagando il pizzo avrebbero conseguito e avrebbero fornito benefici alla consorteria Bruno di Vallefiorita.
Il procuratore rimarca «Le evidenze indiziarie che sono state raccolte hanno consentito anche di delineare tutta una serie di vicende di carattere intimidatorio ed estorsivo anche compiute attraverso plurimi atti incendiari, oltre che ad ulteriori condotte intimidatorie volte appunto al conseguimento di vantaggi e estorsivi da parte delle due organizzazioni criminali».
In tale contesto «le attività produttive sono divenute oggetto di interesse criminale». Le indagini hanno permesso di delineare «tutta una serie di condotte estorsive ai danni di attività commerciali e imprenditori che operano in diversi settori compreso quello della realizzazione pale eoliche».
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I conflitti tra organizzazioni criminali
L’inchiesta ha potuto appurare anche la «disponibilità di un quantitativo di armi veramente significativo sulla base degli esiti delle attività di intercettazioni che caratterizzano il modo inquietante queste organizzazioni criminali». Nel corso delle perquisizioni di oggi, uno degli indagati è stato trovato in possesso di una pistola berretta cal. 6.35 con matricola abrasa caricatore inserito e colpo in canna.
Lo scontro fra organizzazioni criminali nel corso negli ultimi anni è stato particolarmente cruento e si è registrato nel corso dell'attività di indagine anche dei tentativi di ricomposizione e spartizione degli interessi criminali nelle due aree per evitare ulteriori scontri appunto fra le due compagini associative. Per appianare questi aspri conflitti, c’è stato anche l’intervento di altre organizzazioni criminali di un rilievo e di un livello più alto riconducibili al Crotonese e Reggino».