VIDEO | Al vertice del sistema un uomo già condannato per associazione mafiosa. I legami con i clan del Reggino e la guerra di mafia evitata pagando 80mila euro. I dettagli dell’inchiesta della Guardia di finanza
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«Siamo davanti a imprenditori che non sono più vittime della ’Ndrangheta ma alleati, che la cercano per frodare insieme il fisco»: così ha spiegato il procuratore di Brescia Francesco Prete commentando l'inchiesta per presunte infiltrazioni della 'ndrangheta a Brescia che ha portato a 12 arresti per una frode fiscale da 365 milioni di euro. Sarebbero state costituite da affiliati alla 'ndrangheta 70 società cartiere, con sede a Brescia, che permettevano a società reali di imprenditori bresciani di annotare fatture per operazioni inesistenti per frodare il fisco o per ottenere finanziamenti pubblici. «A Brescia si è assistito ad un confronto tra clan di 'ndrangheta per chi dovesse avere il monopolio della gestione delle fatture false nel distretto. Lo scontro armato è stato evitato pagando 80mila euro» ha detto il generale Quintavalle della Finanza.
’Ndrangheta a Brescia, indagine iniziata nel 2019
I provvedimenti costituiscono l'epilogo di complesse attività di indagine, anche transnazionali, avviate a partire dal mese di giugno del 2019, che hanno riguardato l'operatività in territorio bresciano di un'associazione per delinquere di matrice 'ndranghetista, originaria della provincia di Reggio Calabria, egemone nella zona compresa tra Melia di Scilla e San Roberto, al cui vertice vi era un uomo già condannato per associazione di stampo mafioso dal Tribunale di Reggio Calabria. L'attività investigativa ha permesso di documentare la genesi e l'ascesa del sodalizio che, facendo leva sulla forza di intimidazione che deriva dal vincolo associativo, avrebbe dapprima danneggiato, poi sopraffatto e infine estromesso dal giro d'affari connesso alle frodi fiscali un precedente sodalizio criminale, operativo dal 2017 nel distretto industriale del Nord Est.
Così la ’ndrangheta ha preso il controllo del sistema a Brescia
In particolare, l'assoggettamento di questo gruppo criminale, sarebbe stato realizzato attraverso diverse azioni delittuose, promosse e dirette dai vertici della neo-costituita consorteria mafiosa. Gli investigatori le hanno ricostruite: una simulata rapina operata nei confronti di un corriere che aveva ritirato denaro contante per circa 600mila euro - frutto della monetizzazione delle fatture per operazioni inesistenti - da soggetti cinesi dimoranti nella Chinatown milanese, avvalendosi, in tale circostanza, della collaborazione di alcuni complici coinvolti nella prima associazione; la sottrazione delle credenziali dei conti correnti accesi in Bulgaria ove gli introiti del disegno criminoso venivano dirottati, grazie all'ausilio di una commercialista bulgara e dei rappresentati legali delle cartiere estere; gravi condotte intimidatorie, perpetrate mediante l'ostentazione di armi da fuoco durante gli incontri con i membri del primo sodalizio, al fine di imporre agli associati di tale consorteria di trasferire l'intero "pacchetto" di società precedentemente gestite e di assoggettarsi alla neocostituita associazione di stampo mafioso.
L'attività investigativa complessivamente sviluppata, anche mediante l'utilizzo di intercettazioni, accertamenti bancari e sequestri di denaro contante per circa 450mila euro, destinato alle cosche reggine, ha così consentito di ricostruire lo schema dell'articolata frode.
Le società all’estero: fatture per oltre 365 milioni di euro
Nel dettaglio, l'associazione di stampo mafioso, dopo aver completamente sostituito la prima consorteria, si è avvalsa di oltre 30 società tra cartiere estere (ubicate in Bulgaria, Ungheria, Slovacchia, Svizzera e Croazia) e filtro italiane che, nel periodo di indagine, hanno emesso fatture per operazioni inesistenti nel settore del commercio delle materie plastiche per oltre 365 milioni di euro in favore di imprenditori compiacenti, localizzati prevalentemente nelle province di Brescia e Mantova.
’Ndrangheta a Brescia, gli indagati in carcere
Domenico Cambareri, nato a Scilla il 19 gennaio 1959
Giovanni Natalino Cambareri, nato a Scilla il 24 giugno 1969
Antonino Sgarlato, nato a Reggio Calabria il 25 agosto 1982
Mariano Oliveri, nato a Reggio Calabria il 5 luglio 1994
Simone Iacca, nato a Montichiari il 16 novmbre 1985
Giuseppe Utano, nato a Melito Porto Salvo il 29 marzo 1976
Vincenzo Cacciola, nato a Reggio Calabria il 6 marzo 1972
Liguan Hu, nato nella Repubblica Popolare Cinese il 22 aprile 1974
Massimo Cutrì, nato a Gioia Tauro il 31 luglio 1977
Giovanni Cutrì, nato a Taurianova il 17 agosto 1972
Giuseppe Zeli, nato a Brescia il 2 giugno 1976
Hung Giang Vu, detto Gianni, nato in Vietnam il 29 aprile 1979.