L’inchiesta sul mercimonio dell’assegnazione degli alloggi popolari è nata grazie alle denunce di un funzionario attento e onesto. Chissà cosa penserebbe – all’indomani dell’operazione condotta dalla Procura di Catanzaro – il dottore Massimo De Lorenzo, ex direttore amministrativo dell'Aterp e responsabile del settore "occupazioni abusive”. Purtroppo il dirigente non c’è più ma il suo contributo è stato fondamentale per svelare quello che il gip Mario Santoemma definisce un vero e proprio “sistema Aterp” di Catanzaro.

Il racconto di un’abusiva “tradita” da Celi

Emblematico, si legge negli atti dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Saverio Sapia, è un incontro che lo stesso De Lorenzo ha registrato nel suo ufficio con un donna rom alla quale era stato eseguito un sequestro ed era stata manda via dalla casa che abitava abusivamente. La donna se la prende con Vincenzo Celi – ex dirigente dell’Agenzia finito agli arresti – dal quale si sente tradita e pugnalata alle spalle. Si sente tradita perché era convinta che Celi la sistemasse e vuole denunciarlo. La signora rom conosce bene il sistema e lo descrive al direttore amministrativo punto per punto.

Racconta che Celi sa chi è abusivo, poi il trucco è mettere a regola un occupante dopo cinque o sei mesi, apponendo ai documenti una data vecchia. L’interlocutrice nomina anche Domenico Bevilacqua, dipendente Aterp destinato ai domiciliari. Sostiene che lei e Bevilacqua sono parenti e che lui ha sistemato tutti i suoi sei figli, sua madre, se stesso. E anche se è uno che stava alla guardiola (poi trasferito all’archivio dopo le segnalazioni del direttore amministrativo), ha l’amicizia con quelli dell’Aterp, dice la donna, la quale è convinta che all’Aterp c’è chi si vende e si prende le mazzette. Lei, dice, non è la sola abusiva.

Se l’ufficio Patrimonio si gira dall’altra parte

Sentito al Commissariato di Polizia di Catanzaro Lido, il funzionario ha spiegato di aver inviato una lettera in forma riservata, sul sistema della gestione privatistica dell’Aterp, al commissario straordinario.
Essendo il suo compito, De Lorenzo ha dichiarato di avere provveduto personalmente allo sgombero degli alloggi e di aver inviato una relazione all’ufficio Patrimonio (deputato alla gestione degli immobili disponibili) perché spetta a questo ufficio avvisare il Comune con una pec al fine di far assegnare tempestivamente l'immobile ed evitare che venga rioccupato. Ma le relazioni di De Lorenzo non avevano nessun seguito.
C’è da aggiungere che, benché Celi non avesse alcun ruolo nell’ufficio Patrimonio, veniva spesso coinvolto per verificare la situazione degli immobili viste le sue competenze informatiche.

L’Aterp vantava crediti per 11 milioni di euro

Da quanto spiega il funzionario agli investigatori, era l’ufficio Patrimonio che doveva trasmettergli le posizioni morose da aggredire. Ma tutto restava fermo perché l’ufficio non aggiornava i dati e non permetteva al responsabile del settore "occupazioni abusive” di intervenire su chi era moroso. Questo nonostante l’Aterp, racconta De Lorenzo agli investigatori, vantasse crediti per 11 milioni di euro.

L’accusa di proposte sessuali in cambio di un cambio alloggio

De Lorenzo non è stato l’unico a denunciare il sistema Aterp di Catanzaro. Lo ha fatto anche una donna alla quale Vincenzo Celi avrebbe chiesto un rapporto sessuale per oliare una procedura di cambio alloggio. La signora voleva trasferirsi da via Isonzo perché aveva seri problemi con i vicini di casa contro i quali aveva sporto diverse denunce. Per questa ragione si era rivolta a Celi per cambiare casa. Ma dopo la proposta oscena alla donna non era rimasto che rivolgersi direttamente alla Procura.

Dopo un primo tentennamento la signora aveva raccontato l’evoluzione del rapporto con Celi: da confidenziale fino ai comportamenti allusivi, buttati là un po’ a caso. Frasi alludenti alla bellezza della donna, la confidenza sul fatto che lui fosse indagato per l’assegnazione di un alloggio a un rom e che in passato avesse assegnato case in cambio di prestazioni sessuali.

Al rifiuto opposto dalla donna è seguita la proposta di un nuovo appartamento in una zona degradata, impraticabile per una donna sola. E questo nonostante lei avesse espressamente chiesto di non essere assegnata in via Teano. Il rifiuto di quell’appartamento comportava la perdita del diritto all'assegnazione di un cambio alloggio. Il gip spiega che le dichiarazioni della querelante sono supportate da captazioni ambientali, telefoniche e telematiche dalle quali emergerebbe la richiesta pressoché esplicita di prestazioni sessuali.
Tra l’altro il cambio alloggio non era nemmeno un’attività di competenza di Celi.