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Una storia di scontri intestini alle istituzioni. La racconta un atto di diffida stragiudiziale e messa in mora con il quale il pm Gerardo Dominijanni, per anni figura di punta dell'antimafia catanzarese, chiede 250mila euro al ministero della Difesa e al Comando generale dell'Arma e 500mila euro all'attuale vicecomandante dei carabinieri dell'Emilia Romagna, Raffaele Fedocci, citato in giudizio per calunnia. C'è un altro protagonista di questa vicenda, ovvero il maresciallo dell'Arma Giuseppe Di Cello, per il cui mancato trasferimento Dominijanni invoca il risarcimento da Ministero e Benemerita. Lo scontro ebbe inizio dodici anni fa, quando Fedocci era comandante provinciale dei carabinieri a Catanzaro e denunciò il magistrato per diffamazione alla luce di alcune contestazioni mosse nell'ambito di attività d'ufficio. Sottoposto a processo, Dominijanni è stato assolto con formula ampia: non avrebbe affatto leso la reputazione di Fedocci, da qui la causa oggi intentata dal pm per calunnia e la maxirichiesta di risarcimento del danno. E il maresciallo Di Cello? Nel 2008, il sottufficiale, deponendo davanti ai magistrati di Salerno, lanciò pesanti accuse nei confronti del pm Dominijanni. Accuse rimaste prive di riscontro nell'ambito di un procedimento che venne quindi archiviato. «Ha ben pensato di costruire un castello infamanti e false accuse», contesta Dominijanni nel suo atto di diffida stragiudiziale, che chiede quei 250mila euro alla Difesa e all'Arma, ciò in quanto avrebbero lasciato il sottufficiale al suo posto.