È senza dubbio il più profondo conoscitore del campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, divenuto il fulcro in Calabria e nel Sud del Paese della celebrazione della Giornata della Memoria del 27 gennaio. Addirittura Carlo Spartaco Capogreco, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università della Calabria, ne è stato uno degli scopritori, nel senso che attraverso i suoi studi e poi con un’apprezzata pubblicazione ha contribuito, alla fine degli anni Ottanta, ad accendere un faro sulla storia di questi luoghi e su quella di chi in questi luoghi si è ritrovato imprigionato.

«Un campo di internamento precedente alla fase della Shoah in Italia» ha precisato l’accademico, ospite del nostro network. «Ferramonti non è un momento della Shoah, è un momento della persecuzione fascista. Infatti si ricollega non tanto alla promulgazione delle leggi razziali, e quindi alla persecuzione antiebraica, ma alla guerra. Più precisamente all’inizio della guerra, quindi l’estate del 1940. Ferramonti è un campo fascista, un campo che va avanti fino alla caduta di Mussolini il 25 luglio 1943. Poi molti internati, ebrei e non ebrei, ma soprattutto ebrei vi sono rimasti, ma era ormai un campo alleato, un campo liberato, un campo di profughi che attendevano la fine del conflitto per ritrovare il proprio posto nel mondo».

«Le storie sono tante – sottolinea Capogreco – con vicende a volte veramente raccapriccianti. Alcuni internati ebrei dopo il ’43, hanno lasciato il campo e poi magari hanno raggiunto località in cui sono rimasti vittime dei rastrellamenti tedeschi. Finendo la loro esistenza ad Auschwitz. Persone che avevano raggiunto il Nord della penisola, sperando in una migliore prospettiva di vita. Ma sappiamo che l’Italia centro settentrionale, dopo l’8 settembre, è finita sotto l’occupazione tedesca, anche con l’avvento della Repubblica Sociale Italiana».

Il campo di Ferramonti, per come si presenta oggi, è solo una parte rispetto all’estensione originaria: «Buona parte delle baracche sono state abbattute, perché nel secondo dopoguerra regnava ancora fame e disperazione, e queste costruzioni sono state in buona fede distrutte per recuperarne il legname. Quello che rimane adesso è una piccola porzione, quella in cui era ospitata la direzione del campo».

Con l’approvazione nel 2000 della legge istitutiva della Giornata della Memoria «il tema della Shoah che è ritornato in auge – dice ancora Capogreco –. Anche perché, a differenza di altre giornate del calendario, come il Primo Maggio, il 25 aprile, lo stesso 4 novembre, la data del 27 gennaio è molto più seguita dalla scuola. Ai ragazzi però bisogna spiegare che la Calabria, dal settembre del 1943, era già sotto il controllo degli alleati. Per cui, fortunatamente, non si è avuto a che fare né con la Shoah, né con l’occupazione nazista. Ferramonti appartiene ad un’altra persecuzione che è molto più simile e assimilabile al periodo del confino, della persecuzione politica che parte con le leggi fascistissime del 1926».