Il boss è al 41 bis, ma sta male e viene scarcerato. Accade a Reggio Calabria, dove Angelo Paviglianiti, 60 anni, ritenuto boss di San Lorenzo, ha lasciato il carcere dove si trovava richiuso ed è andato in regime di arresti domiciliari, dopo l’istanza del suo avvocato, Giuseppe Nardo.

Processo Ultima spiaggia

Paviglianiti, condannato pesantemente alla pena di 18 anni nel processo noto come “Ultima spiaggia” per essere stato ritenuto uno dei capi del sodalizio mafioso operante nel territorio ionico di San Lorenzo e Bagaladi, è stato arrestato anche nelle più recenti operazioni, “Nexum ed Ecosistema” condotte dalla Procura antimafia di Reggio Calabria e riguardanti sempre una serie di reati tipicamente mafiosi che vanno dalle estorsioni alle turbative di appalti e dei servizi della raccolta dei rifiuti relativi al territorio di influenza della cosca capeggiata dal medesimo. Al momento della scarcerazione Paviglianiti si trovava detenuto nel carcere di Parma dove era ristretto in regime di 41 bis.

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Le tesi dell'avvocato Nardo

Pur a fronte di questo impressionante carico giudiziario e di esigenze cautelari di così eccezionale portata, l’avvocato Nardo, anche sulla base delle numerose perizie mediche cui Paviglianiti è stato sottoposto, è riuscito a far prevalere la tesi che al boss, affetto da numerose e gravi patologie, andavano riconosciuti i diritti fondamentali della salute e della dignità umana che non consentono in carcere trattamenti degradanti e disumani per nessuna persona, anche se detenuta. Il gup del Tribunale di Reggio Calabria ha riconosciuto valide le argomentazioni dell’avvocato Nardo, pur a fronte del parere fortemente contrario dell’ufficio di Procura che si era opposto alla scarcerazione. Una vicenda che ricorda, in qualche modo, quanto avvenuto con Totò Riina nelle scorse settimane. Tuttavia, diversamente dall'esito avuto dal "capo dei capi", le certificazioni prodotte dall'avvocato Nardo hanno convinto il gup della necessità di scarcerare Paviglianiti.

 

Consolato Minniti