Gratteri: «No alla scarcerazione di Riina. Lancia segnali di morte solo con gli occhi»

E sulla possibilità di entrare in politica il magistrato replica: «Ho rifiutato più volte. Adesso sono più utile come procuratore»
di Salvatore Bruno
5 giugno 2017
22:17

Senza peli sulla lingua, Nicola Gratteri non esita a commentare a modo suo la notizia dell’apertura della Suprema Corte di Cassazione alla istanza di scarcerazione presentata dai legali del boss Totò Riina. Gli ermellini hanno rinviato al tribunale di sorveglianza la decisione, ricordando l’esistenza nell’ordinamento italiano, del diritto a morire dignitosamente. Anche se il detenuto in questione è stato il capo di cosa nostra.

 


Gratteri la pensa diversamente: «Non dimentichiamo che il 41bis è stato istituito per evitare che i capimafia mandino segnali di morte verso l'esterno» commenta il magistrato intervenendo nell’Aula Caldora dell’Università della Calabria nel corso di una iniziativa promossa dal Rotaract Club di Rende e dall’Associazione Studenti di Ingegneria in cui il procuratore della Dda di Catanzaro ha presentato il libro scritto con Antonio Nicaso “Padrini e padroni”.

 

«È ora di finirla con l'ipocrisia di chi sale sui palchi a commemorare Falcone e Borsellino e poi fa discorsi caritatevoli: un boss come Riina comanda anche solo con gli occhi» ha ribadito Gratteri davanti ad una nutrita platea. Tornando sui temi contenuti nel volume edito da Mondadori, ha ribadito: «Oggi la classe dirigente è infiltrata da ndranghetisti che da incensurati gestiscono la cosa pubblica».

 

Di quali anticorpi deve allora dotarsi la politica per combattere questo fenomeno? «La politica intanto dovrebbe legiferare e creare un sistema giudiziario tale da rendere l’attività delinquenziale non più conveniente. Deve poi recuperare quella morale, quell’etica a cui anche molti cittadini stanno venendo meno. Perché la politica non è un corpo estraneo alla società, è il prodotto della società, un po’ lo specchio di questa società».

 

Gratteri ha l’ambizione di entrare nella politica nel tentativo magari di cambiare il sistema? A Roma si vocifera che lei possa essere il candidato ideale per la presidenza della Regione. «Ho sempre rifiutato le proposte di candidatura – replica – Ho detto sempre no perché ritengo di essere ancora molto utile come magistrato e di poter raggiungere risultati concreti. Non penso di avere le caratteristiche per fare politica».

Però se ci andasse lei nella stanza dei bottoni, i cittadini dormirebbero sonni più tranquilli?. «Non lo so. Non ci penso. Sono concentrato nello svolgere al meglio il mio ruolo di procuratore di Catanzaro per contribuire a cambiare questa Calabria e renderla più vivibile».

 

Salvatore Bruno

Giornalista
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